Marcell Jacobs fa un’ammissione sul portabandiera a Parigi

Le parole di Marcell Jacobs

Marcell Jacobs ha rilasciato una lunga intervista a ‘La Stampa’ in cui ha raccontato i suoi allenamenti in Florida: “A livello tecnico, negli Stati Uniti si cura tantissimo il riscaldamento e il recupero. Tanto grounding, ovvero lavoro sull’erba per ammorbidire il muscolo e la catena della schiena da cui sono partiti tanti dei miei problemi. Più importante: ho ritrovato il mio sogno. Nella stagione precedente andavo al campo senza scopo”.

“Avevo smarrito la felicità che mi dava la pista – ha aggiunto il velocista azzurro -. Non riuscivo a divertirmi, non ero tranquillo e quando si è così tesi e pensierosi il corpo ne subisce le conseguenze. Per questo ho deciso di cambiare”.

“Prima degli Usa, con Camossi, ho fatto un lavoro eccellente perché mi ha portato al successo. Reider (il nuovo coach, ndr) ha un metodo completamente differente. Sa esattamente quello che vuole, ha un motivo chiaro per ogni richiesta. È severo, non lo definirei sergente, forse perché gli ho passato un filo di italianità e gli piacciono le mie battute”.

Quindi ha fatto un’ammissione sul ruolo di portabandiera a Parigi: “Mi avrebbe fatto super piacere, c’era una bella concorrenza e Gimbo (Tamberi) è capitano dell’atletica, ha vinto tutto, è un motivatore e di sicuro saprà interpretare il ruolo. Dovrò rivincere anche a Parigi per propormi a Los Angeles 2028”.

“Sapere che un po’ di quello che hanno fatto gli azzurri più giovani è stato innescato dai miei risultati è speciale. Io non sono andato di record in record, mi sono dovuto sudare ogni progressione. Il messaggio è passato e ha una potenza incredibile. Nessuno di noi ha un potere unico, solo tanta dedizione e sogni a occhi aperti. Credere in me a prescindere da che dicono gli altri è il mio punto di forza. Averceli i superpoteri” ha concluso Jacobs.


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