“Io non vado più in bici da tre anni perché mi sono stancato di litigare con gli automobilisti”: è il grido di denuncia di Gianni Bugno, che invoca maggiore sicurezza per i ciclisti sulle strade a margine della presentazione del Tour of the Alps, nella Sala Buzzati di Corriere/Gazzetta a Milano.
La corsa ricorderà Michele Scarponi tutti i giorni con il premio “Team Up”, assegnato alla squadra che avrà espresso il miglior impegno corale.
“E quanto alle piste ciclabili… – si sfoga Bugno – sono contrario, perché ci manca l’educazione alle piste ciclabili. Ci trovi le persone con i cani al guinzaglio, con i bimbi nel passeggino… Io le zone dove viveva Scarponi le conosco, ci ho lavorato per anni. È pericoloso persino correre a piedi. Mentre guidiamo, poi, capita che ci attacchiamo al telefono. Anche a me è successo. È una nostra colpa. Così non va”.
A intervenire anche il fratello di Michele, Marco: “L’Italia ha un problema enorme che troppo spesso passa sotto silenzio. I dati del 2016 ci dicono che in media muoiono un ciclista e due pedoni al giorno. Che si arriva a 4.000 vittime di violenza stradale. Bisogna intervenire in maniera decisiva su tanti fronti. L’educazione, la manutenzione delle strade, il controllo. Bisogna porsi queste domande ‘Come si allena un ciclista sulle strade italiane? Ci si può davvero allenare?’ La verità è che adesso è pericoloso. Si parte da casa e si rischia di non tornare. Michele non è tornato. Invece la strada deve avere un futuro di vita”.