Di Luca: “Ogni ciclista sa che tutti si dopano”

La Gazzetta dello Sport ha anticipato alcuni stralci della biografia choc dell’ex ciclista Danilo Di Luca, sospeso a vita per doping nel 2013.
 
L’ex “killer di Spoltore” ha scritto che “non rimpiange niente” di quello che ha fatto: “Se non mi fossi dopato non avrei mai vinto. Non mi pento di niente. Ho mentito, ho tradito, ho fatto quello che dovevo fare per arrivare primo”.
 
In “Bestie da vittoria”, questo il nome del libro in vendita da martedì, Di Luca sostiene che “il cilismo di oggi non è più lo sport che ho amato. Sono stanco della solitudine, della menzogna di nascondermi. Nel ciclismo tutti sanno la verità, ma la verità è inaccettabile. Quando i direttori sportivi dicono “non so niente”, mentono. L’ambiente non ti obbliga a doparti, ti sollecita, il campione crea un indotto che dà da mangiare a un sacco di famiglie”.
 
“Assumere sostanze illegali alimenta la menzogna – scrive Di Luca -. Si mente alla famiglia, alla ragazza, ai giornalisti, ai massaggiatori, ai meccanici, e agli altri corridori. Ogni ciclista sa che tutti si dopano, ma nessuno ne parla e qualcuno sostiene pure di andare “a pane e acqua”.. Mentire diventa naturale come respirare. La  verità è che tutti si dopano e che tutti lo rifarebbero”.
 
Una carriera segnata fin dai primi anni: “Inizio a doparmi seriamente nel 2001 al terzo anno da professionista. Mi procuro tutto coi mercati paralleli. Diventiamo come animali, come bestie. Non siamo eroi, siamo dei pazzi scatenati. Per un ciclista l’importante è vincere, non pensi mai che ti possono beccare, che ti puoi ammalare”.
 


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