Fabio Aru più combattivo e voglioso che mai in un’intervista alla Gazzetta dello Sport. Il corridore sardo risponde agli addetti ai lavori che pensano che non tornerà più ai livelli del passato: “Vorrei che me lo dicessero in faccia, vorrei questo anche per valutare se davvero conoscono quello che mi è accaduto oppure parlano tanto per parlare. Certo, arrivo da un lungo periodo negativo, il primo a non esserne felice sono io. C’era una motivazione, però. Una motivazione seria e non facile da individuare. Lo scorso aprile ho subito un intervento di angioplastica dell’arteria iliaca. Partiamo da qui”.
“In soldoni: sono convinto di aver perso due anni non per colpa mia, ma sono altrettanto convinto di poter tornare ai miei livelli, di lottare per traguardi importanti, di far la differenza in salita e zittire così i critici. Poi, siccome a me non piace vivacchiare, se davvero mi dovessi rendere conto di non andare più, di far fatica a tenere il passo dei migliori senza dei motivi validi, di non essere in pratica me stesso, allora sarò il primo a prenderne atto, e non escludo un passo indietro definitivo. Ma questa la ritengo un’ipotesi fantascientifica, perché so di avere le gambe per stare con i primi”.
Il mea culpa per il flop alla Vuelta: “Forse è stato chiesto troppo al mio motore. Però dopo è facile parlare. E comunque in Spagna un virus mi ha debilitato in modo profondo. Ne sto pagando tuttora le conseguenze. Ancora oggi posso fare solo uscite brevi, massimo due ore. Non è stata una cosa lieve, ma ne sto uscendo. Da gennaio riprendo a pieno regime”.