“Sono stato il primo ad essere severo con me stesso e amareggiato. Ma negli ultimi tempi qualcosa è cambiato. I due mesi dopo l’ennesima delusione dell’ultima Vuelta sono stati i peggiori. Momenti brutti brutti. Poi, la svolta. Ho fatto un ‘reset’ mentale. Sono ripartito”. Alla vigilia del suo trentesimo compleanno, Fabio Aru guarda avanti con fiducia. Tre anni senza vittorie sono tanti, “cercare scuse non è da me – confessa in un’intervista alla ‘Gazzetta dello Sport’ – Non ho combinato niente. Sono stato a un livello che non mi appartiene. Per tanti corridori arrivare nei primi 15 a un Tour de France sarebbe un ottimo risultato. Per me non lo è stato”.
Qualcuno ha messo in discussione il suo ingaggio alla UAE-Emirates. “Se c’è una cosa che non mi possono dire è che non sia professionale. Se non avessi dimostrato quanto valevo, non sarei mai arrivato a certi livelli, di risultati ma anche economici. Bisogna essere obiettivi: nessuno mi ha regalato niente. Poi, obiettivo lo sono pure io: non ho reso”. Ma “in questi mesi non ho pensato troppo, mi sono concentrato sulla bici, sugli allenamenti, sul programma. Mi sento calmo, tranquillo. Ci sono stati anche tanti errori miei e non solo miei. Un mix di cose. Ma ora ciò che voglio è solo essere al mio livello, quello che ho già dimostrato”.