Premesso che andare ad allenarsi con il tricolore addosso lo può fare solo lui in Italia (“All’inizio non volevo, mi sembrava di essere uno sbruffone, poi mi hanno convinto”), una stagione non può che partire con il sorriso sulle labbra. Anche se, purtroppo, una fastidiosa tendinite al ginocchio destro sta posticipando sempre di più il suo esordio stagionale: Giacomo Nizzolo però l’allegria non la perde, circondato da centinaia di parenti, amici e iscritti al suo Fan Club (nato sotto la spinta di papà Franco e portato avanti dall’entusiasta zio Paolo) come al Rock on the Road di Desio, luogo scelto – come due anni fa – per presentare e inaugurare la sua stagione ciclistica.
Sportal.it ha intervistato in esclusiva il ‘Mastino Brianzolo’: “Sì, l’infortunio mi sta tenendo fuori più a lungo del previsto. Salta sicuramente anche la Volta ao Algarve (in programma dal 15 al 19 febbraio, ndr); incentrerò la mia stagione sul Giro d’Italia e sui Mondiali, credo che inizierò a preparami per la ‘Corsa Rosa‘ partecipando al Giro di Croazia (dove nel 2016 ha conquistato 2 tappe, ndr)”, ha rivelato Nizzolo.
Ma l’obiettivo di Nizzolo, qual è? Nato come velocista puro, nel tempo si sta caratterizzando come finisseur in grado di esplodere di potenza allo sprint, ma di resistere anche alle pendenze che solitamente fanno selezione tra i velocisti: “Più che un obiettivo, quello di diventare un ciclista ‘da Classica’ piuttosto che un velocista puro lo considero un passaggio. Volevo fortemente migliorare nelle Classiche. In salita dipende molto anche dalla velocità e da molti altri fattori, ma posso dire che ora gli strappi da 4 o 5 chilometri riesco a reggerli”.
E una vittoria da grande finisseur l’abbiamo vista proprio ai Campionati Italiani di Darfo Boario Terme, davanti a Gianluca Brambilla e Pippo Pozzato: “Quando siamo rimasti in due (Nizzolo e Brambilla, ndr) sapevo di essere più veloce, quindi ero abbastanza tranquillo, freddo. Poi in quelle situazioni è sempre un terno al lotto, ma sapevo di poter vincere”.
Vincere. Non sempre facile, quando in strada, spalla a spalla, hai uno come Peter Sagan: “Altro che calo, è ancora forte come negli ultimi due anni – ha affermato il brianzolo classe 1989 -. Credo che sarà ancora difficilissimo batterlo, a partire dalla Milano-Sanremo. Il più temibile tra gli avversari è sicuramente lui”.
Un temibile avversario che però da quest’anno è suo compagno di squadra, inoltre, è John Degenkolb, che ha lasciato alle spalle i problemi fisici dello scorso anno dovuti a un incidente in allenamento nella primissima fase di stagione: “È un ottimo compagno di squadra – ha proseguito Nizzolo -, faremo calendari diversi, possiamo portare entrambi grandi soddisfazioni alla Trek-Segafredo. D’altronde il suo palmarès parla chiaro”.
E alla Trek-Segafredo, intanto, è arrivato un altro campionissimo: Alberto Contador. “Non mi aspettavo che venisse da noi, è stata una sorpresa. È una persona molto disponibile e alla mano. Non lo conoscevo più di tanto prima che firmasse per il nostro team, sono molto contento. Il suo grande obiettivo stagionale è il Tour de France e credo che possa proprio giocarsela”.
Infine la chiusura sul movimento del ciclismo italiano. Con la scomparsa della Lampre-Merida (e quindi di ogni rappresentante italiano nel World Tour) e con la polemica sulle wild card del Giro d’Italia non assegnate a Nippo-Vini Fantini e Androni Giocattoli, Giacomo Nizzolo con il tricolore sulle spalle può essere considerato il vero portacolori italiano? “Il ciclismo in Italia secondo me è un movimento sta rinascendo. Non perché io corra per questa squadra, ma l’ingresso nel ciclismo di Segafredo come sponsor è un ottimo segnale e credo che possa fungere da traino per altre aziende che vogliano investire nel ciclismo e quindi rilanciarlo. Io sono molto fiducioso, credo che i soldi investiti nel ciclismo non siano persi, è uno sport che offre grandi opportunità”.
Il punto finale: ma ora che Nizzolo sta lavorando per diventare sempre più ciclista ‘da Classica’, quale è la salita preferita da percorrere in allenamento? “La salita di Onno, dietro casa”.