Ci sono campioni che hanno segnato in modo indelebile un’epoca non solo sportiva ma anche storica di una nazione.
Gino Bartali fa parte di questa ristretta cerchia. Nel giorno del centenario della sua nascita, l’Italia celebra la sua leggenda, rimasta intatta, scolpita nel marmo alla stregua dei “padri fondatori” della patria.
“Ginettaccio” e il suo rivale Fausto Coppi sono stati il volto dell’Italia che, travolta dal dramma della seconda guerra mondiale, si alza sui pedali per una faticosa ma orgogliosa rinascita.
Quando il ciclismo era ancora lo sport della gente, questi campioni, facce opposte di una stessa medaglia, con le loro imprese diventano eroi nazionali.
Bartali nasce a Ponte a Ema, in provincia di Firenze, il 18 luglio del 1914. Il suo carattere fiero, all’apparenza burbero riflette pienamente le sue origini e diventerà suo tratto distintivo.
In pochi anni, il giovane Bartali, diventa un campione. Professionista dal 1935, l’anno successivo passa alla Legnano del grande Learco Guerra che, intuite le potenzialità del nuovo arrivato, si offre di fargli da gregario. Stravince il Giro d’Italia, nonostante il dramma della morte del fratello, e vince il Giro di Lombardia. Nel ’37 è di nuovo maglia rosa.
Negli anni successivi il regime fascista lo usa impropriamente come simbolo e lo convince a puntare tutto sul Tour de France, che il toscano si aggiudica nel 1938.
La carriera di Bartali è profondamente segnata dalla guerra, durante la quale non fu mandato al fronte ma lavorò come riparatore di biciclette. E’ proprio a quegli anni che risale la sua vittoria più bella. Percorreva quotidianamente le strade della Toscana fingendo di allenarsi e i tedeschi, vista la sua fama di grande campione, lo lasciavano passare.
I nazisti non avrebbero mai sospettato che, nascosti nel telaio della bici, il grande Gino nascondeva i documenti che avrebbero permesso a decine di perseguitati ebrei di scappare dalla barbarie della deportazione e dello sterminio.
Questi suoi gesti, confessati decine di anni più tardi, gli valsero la dichiarazione di “Giusto tra le Nazioni” da parte di Israele.
Gli anni duri della guerra lo hanno segnato ma Bartali torna a vincere. Il tris al Giro è datato 1946 mentre nel 1948 compie l’impresa della carriera rivincendo il Tour de France a 10 anni di distanza dal primo trionfo. Grandissimo scalatore ma anche grande sprinter. Memorabile la vittoria in volata alla Milano-Sanremo del 1950, vinta a 36 anni suonati.
Il 5 maggio 2000 Bartali lascia il mondo dei vivi ma la sua presenza è viva nella memoria e si riaccende ogni volta che la strada sale, fino a vette paradisiache, dove l’uomo si trasforma in leggenda.