Tifosi colombiani al Giro per i loro idoli

Passa il Giro per le strade e scatta quella magia tutta rosa che richiama migliaia di tifosi italiani. Ci sono gli appassionati, i curiosi, gli sfegatati, ci sono quelli che si sono presi mezza giornata di permesso dal lavoro, ci sono gli studenti che per un giorno – diciamocelo – fanno bene a marinare la scuola, ci sono gli anziani e pure i bambini. Insomma, tutti.

E non solo. I tifosi stranieri sono ovunque e sinceramente fa un gran piacere, visto che il Giro d’Italia, arrivato alla 99esima edizione, è ancora un bellissimo punto fisso. Spicca vestita di giallo, con la maglia della Nazionale di calcio ‘Tricolor’, la nutrita colonia di appassionati colombiani. Il ciclismo nel Paese sudamericano tocca livelli di grande eccellenza e i tanti corridori impegnati alla ‘corsa rosa’ lo dimostrano.

I tifosi colombiani sono lì per loro, d’altronde. “Sono in Italia da soli 3 mesi , ma il Giro d’Italia non potevo perderlo – ci racconta Andrés, appoggiato in trepidante attesa alle transenne in prossimità dell’ultimo chilometro dell’arrivo di Cassano d’Adda -; lo seguo da sempre e ora con Esteban Chaves e Rigoberto Uran in gara dovevo vederlo dal vivo”.

Piccola simpatica parentesi calcistica: simpatizza Inter per Cordoba e Murillo, ma soprattutto per il Parma. Motivo? Ha portato in Italia il suo beniamino Faustino Asprilla.

Anche alla partenza di Muggiò, dentro al Parco di Villa Casati, dove è stato allestito il palco delle firme, ci sono due ragazzi con la maglia della ‘Tricolor’. Si chiamano Ari e Alejandro, alle transenne della passerella che porta al palco: “Siamo felicissimi, il nostro idolo Darwin Atapuma si è fermato a salutarci. Tra corridori colombiani non c’è rivalità, per questo tifiamo anche per gli altri nostri connazionali. Speriamo che Chaves possa vincere”.

E poi a Cassano d’Adda c’è il più ‘folle’ di tutti: un tifoso giapponese arrivato in Italia solo ed esclusivamente per il Giro. Nessun impegno di lavoro, nessun parente lontano da passare a trovare, nessun altro motivo se non la ‘corsa rosa’ e Genki Yamamoto: “Amo la Nippo-Vini Fantini perché è italo-giapponese, spero che Damiano Cunego riesca a mantenere la maglia azzurra fino alla fine”.

E chissà mai che nel 2018 si concretizzi davvero l’idea di far partire il Giro d’Italia (si parla delle prime 4 tappe) proprio in terra nipponica, scalata del monte Fuji compresa. In quel caso ci ricorderemo di te, eroe giapponese, ti verremo a scroccare vitto e alloggio.


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