Il ciclismo non è uno sport come gli altri. Lo sa bene chi lo pratica a livello professionistico ma anche chi, per puro diletto, esce ogni tanto per fare una sgambata insieme agli amici.
Da oggi, forse, se ne renderà conto chi, troppo spesso, punta l’indice verso una disciplina non priva di lati oscuri – va riconosciuto – e che però non sono prerogativa del ciclismo soltanto. Anzi. Tutt’altro.
Quando vieni a sapere che un campione – perché Michele Scarponi era tale – è morto alle 8 del mattino di un sabato come tanti altri, un sabato nel quale la stragrande maggioranza degli italiani (sportivi professionisti compresi) era ancora a dormire, mentre lui era a faticare per preparare al meglio il Giro d’Italia, non puoi fare finta di non capire che il ciclismo non è uno sport come gli altri. E che mai lo sarà.