Giulio Ciccone, rivelazione del Giro d’Italia, in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ha raccontato la sua vita e i suoi inizi: “Mio papà era appassionato di bici. Ho iniziato con la Pedale Teate, ho fatto tutte le categorie lì fino ai dilettanti. Sono sempre stato un lottatore/piazzato, la mia prima vittoria è arrivata da juniores. All’inizio ho ottenuto poco, non è che fossi scarso, ma non vincevo, sono stato tante volte secondo. Le certezze di potercela fare le ho avute da dilettante”.
La specializzazione da scalatore: “La salita è sempre stata il mio punto forte. Da ragazzino ero piccolissimo e magrissimo, e mi veniva naturale. Poi mi sono pareggiato in altezza (1.76 per 58 kg, ndr), ma è rimasta la mia specialità. E’ il terreno dove riesco a dare il meglio. E’ tanto una questione di testa, non temo la fatica lunga e costante. So di poter andar forte”.
Le sue passioni: “Fino a 7 anni ho giocato a calcio, ma non era per me. Amo i motori. Al Giro ho ricevuto il regalo più grande: una foto autografata di Valentino Rossi. I miei idoli nel ciclismo? Rodriguez era il mio pupillo, ma Valverde mi ha trasmesso di più, giù il cappello per quello che ha fatto. E poi Vincenzo Nibali, ammirato da sempre”.
Il sogno Tour de France: “Per me sarà il primo. Per questo esordio ho una sensazione di attesa che non provavo da un po’. Lo preparerò con la squadra dalla prossima settimana. In altura, a Isola 2000”.