Cicliste afghane in salvo
Un piccolo gruppo di cicliste afgane è finalmente giunto in Italia, trasportato da un C-130 dell’Aeronautica militare atterrato a Fiumicino. Sei atlete stanno svolgendo il periodo di quarantena. Insieme a loro, un atleta della formazione maschile e alcuni familiari. Gioia a metà, soffocata dalla preoccupazione per chi è ancora bloccato in Afghanistan.
“Stiamo vivendo una gioia a metà – afferma Alessandra Cappellotto, prima ciclista italiana campionessa del mondo, responsabile del sindacato mondiale delle cicliste CPA Women, vicepresidente dell’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani (ACCPI) e presidentessa della ASD Road To Equality -. C’è la gioia per le ragazze messe in salvo, ma anche l’angoscia per quelle che sono ancora nel pieno dell’odissea. Non era ancora Ferragosto quando mi sono ritrovata catapultata in quest’incubo insieme alla vicepresidente di Road To Equality Anita Zanatta, che ha svolto un lavoro encomiabile, con il solo obiettivo che le cicliste potessero essere salvate. Un primo passo è stato fatto, ma ci auguriamo che tutte le atlete, tramite i canali attivati a livello internazionale, possano essere tratte in salvo. L’arrivo è dopo la riga: non è ancora il momento di festeggiare, ma questa goccia di speranza in un mare di dolore ha un valore immenso”.
Le atlete afgane erano in pericolo (e chi è rimasto in Afghanistan continua a esserlo) perché riconoscibili e “famose”, per l’esposizione mediatica che avevano ricevuto a livello nazionale e internazionale, avendo partecipato ad attività di promozione del ciclismo a favore delle donne.