Dopo un 2016 d’inferno, rovinato dal terribile incidente al Tour de San Luis , Adriano Malori cerca di rimettersi in sella e in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ripercorre l’anno più brutto della sua carriera: “Ci sono stati anche momenti belli. Il matrimonio con Elisa, l’essere riuscito a tornare a correre in Canada. Ma il 2016 resterà l’anno che mi ha condizionato in maniera irrecuperabile la vita, per sempre. Meglio dimenticarlo che ricordarlo”.
La riabilitazione in clinica a Pamplona: “Ricordo che anche se stavo male per quello che avevo, al mattino dicevo che quella biglia che i terapisti mi mettevano in alto 30 centimetri sulla testa la volevo prendere. Non ci arrivavo. Il giorno dopo lo ripetevo, e non ce la facevo. Ma alla terza volta, la acciuffavo. Magari c’è chi rinuncia ed è sbagliato“, ha raccontato.
“Dovrò mangiare tanta merda, ci saranno dei momenti in cui mi stacco anche mentre i big si fermano a fare pipì. Ma devo essere forte. Continuare. Ci vogliono tempo e pazienza. Però son convinto di poter tornare a essere l’Adriano Malori di prima. Sono convinto“, ha concluso.
I suoi progressi sono evidenti: “Sto migliorando ‘brutalmente’. Mobilità, postura. E la posizione in bici. Adesso mi alzo in piedi, stacco le mani, e da come mi muovo vedo che è tutto più naturale rispetto a inizio settembre, in Canada. Riassumo con una frase. ‘Il mio peggior nemico… sono io stesso prima dell’incidente'”.