Gianni Moscon in un’intervista alla Gazzetta dello Sport ripercorre la sua stagione travagliata dopo l’ottimo Mondiale corso nello Yorkshire: “Qualunque altra gara, Trentin l’avrebbe vinta. Ma aveva speso tanto per rientrare su chi era davanti. E poi il freddo, 260 chilometri, una giornata così… cambiano le carte in tavola. La corsa è stata veramente estrema. Mai ne avevo vissuta una così”.
Il suo 2019 era partito malissimo: “Un anno difficilissimo. Iniziato male e continuato peggio. La voglia di strafare ti fa cadere sempre in basso. In inverno ho lavorato come non mai. Ore e ore di bici e di lavori specifici. Poi in Colombia, a inizio anno, idem. Ore e ore, e sono tornato “cadavere”. Non ho potuto recuperare, perché 10 giorni lontano dalla bici non ho mai potuto farli. Dopo le classiche, avrei avuto in programma il Giro. Poi abbiamo cambiato e ho fatto il Tour ma l’occasione di staccare non c’è stata”.
Le difficoltà al Tour: “Alla fine delle tre settimane ero morto. Stanchezza, ritenzione, ho mangiato di più… mi sono gonfiato come un pallone. Mi sono pesato al ritorno a casa ed ero quasi 80 chili, mentre avevo cominciato la corsa intorno ai 70. Almeno 8 chili in più. Non mi riconoscevo. Ho fatto 8 giorni senza bici, ho cercato di recuperare curando tutto. Il cibo, gli allenamenti. Immaginate che cosa sia ricominciare dallo Stelvio in questa situazione. Mi veniva da piangere”.