Moser, Saronni e gli altri: una bella storia

Non c’erano solo Francesco Moser e Beppe Saronni, che pure hanno vinto campionati del mondo. ‘In fuga dagli sceriffi. Oltre Moser e Saronni: il ciclismo negli anni Ottanta’ è in uscita per Rainbow Sports Books (kindle, amazon.it – € 9,90, dal 10 settembre). 160 pagine firmate da Simone Basso, che ha scritto di sport e cultura per quotidiani (Giornale del Popolo), periodici (American Superbasket e Cycling Pro tra gli altri) e siti web (Indiscreto).

In fuga dagli Sceriffi nasce, nel 2011, da una proposta di Stefano Olivari, editore e fondatore di Indiscreto. Scritto in due mesi, e modificato ad libitum, era già là negli anni Ottanta: bastava viverli senza la prospettiva di un posto comodo, ben remunerato, o da tifoso strillone e fanatico. Il libro ricostruisce la storia di quel ciclismo, in un decennio-chiave per l’evoluzione (globale e tecnica) della disciplina, dall’idea stessa dello sport della bici. Fa dunque a meno della nostalgia da quattro soldi, di un certo immaginario di cartone, smontando tante leggende metropolitane imposte dal quarto e dal quinto potere. Utilizzando un universo ricco di storie come nessun altro in Europa, il ciclismo è il nostro baseball, si raccontano gli eroi, gli antieroi e le maschere di quell’evo della pedivella tricolore (gli sceriffi Moser e Saronni; gli scapigliati Battaglin, Baronchelli, Visentini, Contini), regalando anche un’ampia letteratura dei fuoriclasse dell’epoca (Hinault, Fignon, Kelly, Longo, Sercu), provenienti magari da nazioni esotiche, impensabili nello scenario del grande ciclismo qualche anno prima (Sukhoruchenkov, LeMond, Nakano, Herrera). E illustrando il panorama privilegiato di luoghi (come la foresta di Arenberg, il Colle dell’Izoard, il Palazzone di San Siro) che diventano il teatro delle loro gesta e delle nostre vite.

In fondo, “In fuga dagli Sceriffi” soddisfa una missione possibile quanto ambiziosa: proporre un’opera, sullo sport come vettore culturale, mai scritta prima.


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