Vincenzo Nibali ha parlato sul palco del Festival dello Sport di Trento, tracciando il bilancio di un 2019 un po’ sotto le attese: “Questa stagione non è stata super. Nell’ultima parte mi sono un po’ trascinato, è stata anche emotivamente difficile. Ma per il 2020, con il cambio di squadra, ho nuovi e grandi stimoli”.
“Io, un fenomeno? Non mi considero tale. Sono uno normale a cui ogni tanto sono riuscite cose fenomenali. Un fenomeno è Zanardi, che dimostra come, dove non si arriva con il fisico, si può farcela con mente”.
“Che cos’è il Giro d’Italia per me? Un insieme di cose. Da bimbo era un desiderio: vedevo la macchia colorata formata dal gruppo e volevo stare lì in mezzo. Poi una emozione: nei giorni prima del mio debutto, era il 2007, faticavo a dormire. E infine è diventato lotta con gli avversari. E gloria. La prima maglia rosa l’ho vestita nel 2010 e ne ero stato come travolto. Non sapevo come gestirla. Poi la persi in quella tappa di Montalcino tra pioggia e fango e la bici una settimana dopo era ancora sporca. Avevo debuttato nel 2007, quando si partì dall’isola della Maddalena. Ricordo la presentazione sulla portaerei Garibaldi, e l’incontro con Candido Cannavò”.