L’ex ciclista Gilberto Simoni in un’intervista a oasport.it ha ragionato sul perché in Italia da anni non nascano più scalatori di altissimo livello: “Per andare in bicicletta ci vuole un po’ di fame. Una volta le famiglie erano più proiettate su una vita quotidiana legata a far crescere tutta la famiglia. Adesso il benessere offre tanti orizzonti, quindi si è più preoccupati di come stanno i figli e di chi potranno diventare un giorno. Si cerca di dargli un futuro che magari è anche lontano dal proprio. Sono cambiate le prospettive delle persone. Poi se si guarda in giro, alla fine niente è facile. In tutto questo dico che gran colpa è anche del CONI che ha fatto dell’attività giovanile un simbolo della propria fortuna, perchè se gli togliamo anche questa attività, alla fine rischia di sparire”.
“Le scuole hanno delegato ai volontari questo compito, e posso dire che alla fine c’è troppo agonismo in tutti i settori. Più passa il tempo e si diventa grandi, più ci vogliono soldi, investimenti, attenzione alle attività; così alla fine spariscono tutti perchè il rischio diventa il doppio e le soddisfazioni economiche zero”.
“I corridori italiani forse non sono più quelli di una volta, però chi sale in bici, chi vuole correre, chi è arrivato anche solo alla categoria dilettantistica, è perchè non ha paura di far fatica; quindi, se può, tiene duro, e questi sono ragazzi tosti. Qualcuno lo troveremo sempre”.