Alle Olimpiadi di Tokyo 2020 ci sarà anche l’arrampicata sportiva.
La decisione presa durante il Congresso del Cio ha fatto felici molti appassionati, tra cui Annalisa Fioretti.
“E’ sicuramente una bella notizia – commenta l’alpinista-medico ai microfoni di Sportal.it -. Bisogna capire che cosa faranno, se come immagino prove di velocità su ‘plastica’ o se a circuiti. In ogni caso è uno sport che si presta, non solo come esibizione”.
“A differenza dell’alpinismo vero e proprio, l’arrampicata sportiva è facilmente regolamentabile. In montagna sarebbe più complicato controllare gli atleti in gara ma le pareti artificiali moderne sono adattissime e molto scenografiche”, aggiunge.
Difficile iniziare a sbilanciarsi in pronostici ma di certo gli italiani non staranno a guardare: “Per la medaglia d’oro non ci saranno solo gli asiatici. Anche in Inghilterra e nell’Europa dell’Est ci sono grandi specialisti. Per quanto riguarda il nostro Paese, basta pensare ai ‘Ragni di Lecco’, potrebbero saltare fuori dei giovani interessanti, specialmente se potranno gareggiare anche i ragazzi. Ho visto quattordicenni andare su come gatti…”.
“Personalmente, non mi piace la ‘plastica’ e preferisco ancora andare a scalare in montagna – ammette la Fioretti -. C’è anche un motivo tecnico: sulle pareti artificiali quelli più alti sono favoriti, mentre sulla roccia anche quelli un po’ più bassi ma agili come me possono dire la loro”.
La pneumologa di Carugate (Milano) continuerà quindi con le sue imprese per raccogliere fondi in aiuto delle popolazioni del Nepal colpite dal terremoto: “Con Torvagando for Nepal il 21, 23 e 24 luglio abbiamo scalato il Torrione del Cinquantenario – via Unicef, la Torre Grande di Falzarego – via Dibona e la Piccolissima di Lavaredo – via Cassin”. Il viaggio tra 20 tra le più belle e significative torri di roccia prosegue.