La Ryder Cup vista da Cino Marchese

Pungolati da tutta la nazione pazza per il golf col presidente Obama in testa per cancellare le tre sconfitte consecutive e ben  6 anni di digiuno, con largo margine (17-11) gli Stati Uniti hanno vinto la 41ª Ryder Cup strappandola all’Europa. Il teatro della grande riscossa è stato il percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota. La sfida ha raggiunto il culmine dello spettacolo. Golf stellare, specie l’ultimo giorno, quello fra Patrick Reed e Rory McIlroy e fra l’americano Phil Mickelson e lo spagnolo Sergio Garcia. Cino Marchese ha seguito l’evento con grande attenzione e così Sportal.it, grazie al sempre pungolante Enrico Campana, gli ha chiesto un bilancio. Su Sportal.it le Olimpiadi durano tutto l’anno grazie a Marchese: personaggio dello sport a più facce e unico: competenza, conoscenza tecnica, passione, esperienza internazionale, successi organizzativi, manager di marketing e comunicazione. E anche solide amicizie personali con i grandi campioni.

– Alla fine la Ryder Cup è tornata nella mani degli americani dopo 3 sconfitte con l’Europa, è stata vera gloria?
“Alla fine ha vinto la squadra meglio assortita e meglio gestita”.

– Gli americani avevano ipotecato la vittoria fin dal primo giorno vincendo i 4 doppi, era seguita la rimonta europea (un punto di distacco dopo 3 giorni), nel
finale gli americani hanno ripreso il volo.
“La Ryder Cup si è decisa dopo il match del pomeriggio del secondo giorno, quando un disastroso Lee Westwood ha consegnato un punto già fatto agli avversari e
invece di arrivare ai singoli in parità si è arrivati con tre punti di svantaggio”.

– Quale è stato in sintesi il motivo della vittoria degi americani?
“Questa volta gli americani erano uniti e ben assortiti”.

– Le sorprese e le delusioni di  questa edizione di Hazeltine?
“Le sorprese del team europeo sono stati il belga Pieters e lo spagnolo Cabrera Bello”.

– Incredibile il rookie Thomas Pieters, gigante belga di 1,96 strappato al basket: ha segnato un  record di punti per un debuttante.
“Sì, è stato bravissimo. Ha giocato con molta serenità ed il suo rendimento è stato formidabile”.

– Perché  allora non è bastato al’Europa per vincere?
“Perché la Ryder Cup è un evento di squadra e non si vince da soli”.

– Il MVP di questo evento?
“Di gran lunga l’americano Patrick Reed”.

– La nota tecnica del confronto, anche a livello individuale?
“Il livello di gioco è stato altissimo e salvo alcune delusioni anche a livello individuale”.

– Ci stava una maglia per Molinari, magari una wild card, se avesse vinto l’Italian Open prima della chiusura della corsa alle maglie?
“Sicuramente sì e non c’entra l’Italian Open. Se la meritava a prescindere per la sua solidità e affidabilità. Si sa però che la squadra europea è manovrata dal Regno Unito anche se solo alcune settimane prima  con la Brexit hanno detto di no all’Europa. Si dovrebbero vergognare”.

– Gli americani erano davvero più forti anche con Tiger Woods in parabola discendente?
“Gli americani, come ho già detto prima, erano meglio assortiti e il loro capitano, ben assistito dai suoi vice, ha fatto le scelte giuste nei momenti giusti”.

– Tiger Woods si è accontantato di un posto di vice-capitano, forse che voglia essere lui il capitano nella prossima edizione a Parigi fra due anni e tenere
alto il suo valore di mercato?
“Personalmente ritengo Tiger ancora in grado di giocare e vedremo il prossimo anno cosa combina. Penso però che voglia essere capitano nei prossimi anni”.

– Chi vince la Ryder Cup ha diritto a considerarsi i dominatori del  golf?
“Indubbiamente sì, è un titolo di merito, ma il golf è uno sport individuale e tale resta. La Ryder dà prestigio, ma rimane sempre un valore relativo”.

– E’ stato vero golf spettacolo, o un’edizione quella di Halzetine (Minnesota) fra le più scontate?
“E’ stato un grande spettacolo sotto tutti i punti di vista ed il risultato non era assolutamente scontato”.

– Ha saputo i punti di ratings degli ascolti Tv in America e nel mondo?
“Non ho ancora i dati, ma ritengo che i ratings siano altissimi”.

– Nella recente FedEx che sono i playoff del golf  Rory McIlroy ha vinto la gara e col bonus di 10 milioni di dollari,  si è portato a casa quasi 12 milioni: c’è un altro sport che premia quanto il golf, e come è possibile trovare montepremi di questa portata?.
“Il tennis è molto vicino nei suoi valori ed anche la Formula 1 non è distante”.

– Sta per chiudere il 2016, che stagione è stata –  Olimpiadi comprese – per i golf: chi potrebbe essere il campione dei prossimi 10 anni, Spieth, Reed o lo stesso McIlroy che è ancora un giovane?
“Ritengo Mc Ilroy il più attrezzato, ma se Reed riesce a dare continuità al suo gioco non lo escluderei e poi rimane sempre l’australiano Jason Day” .

– Nel basket grandi campionati europei si sono affermati nella NBA, ma le stars  sono LeBron e Curry, nel golf gli europei, Rose, Westwood, l’ulsterman McIlroy sono diventati americani, specie gli anglosassoni, e forse anche più americani degli stessi yankees?
“Uno sport professionistico va sempre nella direzione che dispensa più risorse e gli americani sono ancora lontani dalle nostre realtà”.

– Costantino Rocca, un ex caddie che  da ragazzi faceva il muratore, rimane l’italiano più famoso di questa gara: vinse il trofeo e giocò una memorabile partita contro Tiger Woods.
“Rocca ha avuto, come Palmer, il fascino dell’uomo della porta accanto”.

– Rocca rimane il n.1 del golf italiano,  o Molinari ha fatto meglio?
“Molinari in assoluto, secondo me, ha fatto meglio di Costantino, ma è più riservato e discreto e quindi suscita meno interesse”.

– Sui giornali italiani si è letto che alla Ryder Cup è ammesso anche il tifo calcistico, ad Hazeltine  i tifosi americani sono andati sopra alle righe?
“Sì, il golf che normalmente viene giocato e seguito in assoluto silenzio, alla Ryder Cup si trasforma e a volte diventa maleducato e spiacevole, ma a tutti piace così”.

– A Roma nel 2022 ci dovremo aspettare quindi un tifo calcistico chiedendo aiuto ai supporters di Roma e Lazio e delle altre squadre italiane?
“Dio ce ne scampi e liberi, ci mancano solo quelli!”.

– Ha ancora un senso Usa-Europa quando il golf è esposo in Asia, non  sarebbe meglio Usa-Resto del Mondo?
“Forse sì, anche se esiste già la Presidential Cup e poi da quando l’Europa si è staccata dal Regno Unito sarebbe più logico”.

– Che momento sta vivendo il golf nel mondo?
“Indubbiamente è un movimento in evoluzione e la sua democraticizzazione dovrebbe portarne dei benefici”.

– Dopo Parigi la prossima edizione europea si terrà a Roma: fino a pochi anni fa era impensabile che il golf italiano vicino ai 100 mila  tesserati, meno del più piccolo stato americano, arrivasse a  tanto.. Merito di Chimenti?
“Solo ed esclusivamente suo. Ci ha creduto quando tutti, me compreso, non pensavamo che esistesse una possibilità. Testardamente ci ha creduto ed ha vinto lui. Complimenti !! Ma ora deve stare attento e non credere che sia facile e poi con il no di Roma alle Olimpiadi gli si sono complicate molto le cose”.

– Cosa servirà per avere successo a Roma?
“Molto, moltissimo e come ho detto non sarà facile. Deve essere bravo a selezionare gli uomini o donne giuste”.

– La macchina organizzativa è già in moto, come sta lavorando?
Conosco bene e stimo Gian Paolo Montali, ma non so niente di come stiano lavorando”.

– Un evento tanto importante può portare risorse o solo problemi?
“Le risorse sono possibili, ma non certe. I problemi invece sono certi”.

A cura di ENRICO CAMPANA


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