Cino Marchese racconta per Sportal.it la Ryder Cup appena andata in archivio e si proietta su quella che si giocherà a Roma.
“Certamente la Ryder Cup è un evento sportivo straordinario. Le emozioni ed il senso di appartenenza delle due rappresentative sono sempre presenti in qualunque momento e garantiscono una intensità a tratti feroce. Ma se gli americani sono un gruppo omogeneo e ben assortito, dal canto loro gli europei sono quanto di più eterogenei e mal assortiti. Le direttive di questo Gruppo sono dettate e imposte dai Britannici che da quando esiste questo evento si sentono i soli a rappresentarlo e ,bontà loro, accolgono con molta arroganza alcuni rappresentanti del Continente, ma da parte loro sussiste sempre quel loro senso di superiorità che con molta ipocrisia cercano di mistificare. Con queste premesse e con la considerazione che solo alcune settimane fa il Regno Unito è uscito dalla Unione Europea, fa che l’Europa golfistica è solo una scusa per giustificare un evento sportivo eccezionale e grandioso. Sentire poi i telecronisti di Sky, con l’eccezione di Silvio Grappasonni e di Massimo Scarpa, che si “scompisciano” facendo un tifo assolutamente fuori luogo fa non solo sorridere, ma anche può dare fastidio. Detto questo che sinceramente mi pesava si può ritornare all’evento, che tra sei anni sarà organizzato in Italia.
Devo dare atto al presidente Franco Chimenti di avere creduto fermamente in questa possibilità che onestamente io non credevo avesse. Chimenti ha saputo trovare i supporti necessari nel Governo e nel CONI e non ultimi i supporti della mia ex società, IMG, che gli ha garantito quella credibilità organizzativa assolutamente necessaria. Ora però che hai la bicicletta devi pedalare e non sarà facile. Personalmente auguro a Chimenti i migliori successi , ma deve lavorare molto e le persone che ha selezionato devono dimostrare di essere all’altezza. Il presidente però è furbo e intelligente e sono certo che riuscirà. A vedere quello che si è visto in televisione non sarà facile per molti motivi.
1) La scarsa conoscenza del gioco che hanno gli Italiani
2) Le regole complicate di uno sport che in Italia non è mai stato popolare ed appartiene a delle elite piuttosto snob e classiste
3) Le complicazioni che può generare una città come Roma sotto il profilo della viabilità e della ricettività alberghiera sempre in concorrenza con il turismo normale
4) Il rifiuto del Comune di Roma ad ospitare le Olimpiadi che avrebbero rappresentato un indubbio vantaggio da sfruttare
La Ryder comunque resta un grandissimo avvenimento e in Minnesota si è visto un livello di gioco formidabile. Quello che è stato capace di fare Patrick Reed rimarrà nella storia di questo sport. Non il massimo dal punto di vista estetico con un fisico un po’ così come direbbe Lauzi, i piedi piatti, il bacino basso e sicuramente capace di far sfigurare le eleganti divise ufficiali, anche se un po’ americane, ma capace di produrre un gioco senza eguali e che sotto pressione aumentava la sua efficacia. Formidabile. L’altra cosa che mi ha impressionato è la coesione della squadra americana ed anche una super star come Phil Mickelson era tutto rivolto ai compagni e se qualcuno di loro aveva un momento di defaillance, Ricky Fowler, lui era il primo a prenderselo sotto l’ala e dargli quei conforti necessari in quel momento. Tutto ciò è bello per lo sport quando tu vedi che dei super professionisti super pagati dimenticano tutto e sono a disposizione della squadra. Tutto il contrario nella squadra Europea e soprattutto quando non sono i britannici a dettare i tempi ed i migliori sono stati gli spagnoli, un belga ed uno svedese.
Detto dei telecronisti SKY, devo fare i complimenti A Massimo De Luca, vecchio amico, estremamente competente e acuto giornalista che ha ricordato i rischi “italiani”, ma che ha anche saputo sottolineare tanti piccoli particolari da vero conoscitore. Matteo Manassero è stato bravo ed ha saputo sottolineare certi aspetti dei protagonisti interessanti e che normalmente non si conoscono”.
“Insomma complimenti al golf capace di suscitare certe emozioni in un avvenimento atipico che aumenta in maniera smisurata il prestigio personale. Ora però gli Europei devono essere capaci di “sbritannizzare” il concetto di selezione e di management e cambiare qualcosa come per esempio che un giocatore solido e affidabile come Francesco Molinari non venga scelto anche se ha vinto per ultimo dimostrando di avere un grado di forma riguardabile. Darren Clark non è stato un bravo capitano e lo ha dimostrato, ma che il golf stia crescendo in Europa anche fuori del Regno Unito è un dato di fatto incontestabile e gli inglesi devono essere meno ipocriti e devono ammetterlo”, chiosa Marchese.