Myriam Sylla si è raccontata a Verissimo.
Per una volta la pallavolo è passata in secondo piano e si è parlato dei problemi extra-campo.
"I miei genitori sono venuti in Italia, dalla Costa D’avorio per dare un futuro a me e ai miei fratelli. Sono infinitamente grata per la fatica che hanno fatto, per aver lasciato casa loro".
"Ogni volta che affronto qualcosa, lo faccio con il pensiero che lo faccio per i miei genitori, per essere un esempio e motivo di orgoglio per mamma e papà. La cosa più importante per me è che il mio babbo vada a letto e che sia orgoglioso di me".
Myriam Sylla ha rivelato di aver sofferto di bulimia: "Non è stato un periodo troppo lungo, però, avevo una fisicità particolare rispetto alle altre. A livello muscolare ero molto più sviluppata, pesavo di più e mangiavo anche come una ragazzina senza i genitori che la controllano".
"Ero sovrappeso e il fatto che ci mettessero una bilancia dove tutti dovevano salire mi metteva molta ansia. Avevo provato a vomitare, avevo visto che il risultato era immediato, perdevo peso velocemente".
"Poi, però, diventava impegnativo. Chiudevo la porta del bagno con le chiavi, ma la tutor si era accorta del mio comportamento e ci tolse le chiavi".
"Smisi perché mi vergognavo tanto. Non è stato un periodo lungo, ma non era sano".
L'ex capitana della Nazionale ha parlato anche della malattia della mamma Salimata, scoperta solo qualche tempo dopo: "Non me l’hanno detto perché sapevano che era un momento difficile per me e non volevano peggiorare la situazione".
"Mi sono arrabbiata tantissimo con me stessa perché mentre io pensavo alla pallavolo, lei pensava alla sua vita. Mi sono sentita una cattiva figlia, mi sono data molte colpe".
"Quando l’ho scoperto sono stata malissimo. Poi, è arrivato il mondiale e mia madre mi ha chiesto di andare e dare il meglio di me e portarle la medaglia d’oro, anche se io non volevo",
"Le ho portato l’argento, purtroppo. Mi è dispiaciuto tanto, le avevo promesso che avrei preso la medaglia d’oro, ma non è riuscita a vederla".
"Sono stata con lei fino alla fine. La cosa più difficile è stata spiegarlo ai miei fratelli piccoli. Ho detto loro che la mamma era andata in un grande giardino verde, tutta vestita di bianco, ma che non poteva tornare a casa con noi".