Oggi è un compleanno importante per la FIPE: la Federazione Italiana Pesistica compie 120 anni
Era il 18 gennaio 1902 quando a Milano nasceva la F.A.I., Federazione Atletica Italiana, su iniziativa del Marchese Luigi Monticelli Obizzi, che ne divenne il primo Presidente, e che comprendeva il Sollevamento Pesi e la lotta greco-romana. In oltre un secolo di storia si sono succeduti tanti eventi sportivi, campioni: dalla prima medaglia d’oro nella storia della Pesistica nei Giochi Moderni con Filippo Bottino all’Olimpiade di Anversa, al tris di Campioni Olimpici di Parigi 1924, passando per la scissione della Filpjk nel 2000, con la nascita della Federazione Italiana Pesistica e Cultura Fisica, poi trasformata in FIPE nel 2011.
Gli ultimi, grandissimi successi durante i Giochi di Tokyo, che hanno riportato la Pesistica sul podio olimpico dopo 37 anni dopo l’oro di Oberburger: il bronzo di Mirko Zanni nella 67 kg, quello di Nino Pizzolato nella 81 kg e l’argento di Giorgia Bordignon nella 64 kg, prima donna italiana a salire su un podio a cinque cerchi. Il punto più alto, finora, di un percorso durato 16 anni che ha visto la pesistica italiana tornare a splendere grazie al lavoro del Presidente Antonio Urso.
“120 anni di storia sono veramente tantissimi – dice il numero 1 della FIPE, Antonio Urso – 120 anni in cui si sono verificati eventi sportivi e umani, che hanno caratterizzato questo sport facendolo arrivare ai vertici della disciplina a livello internazionale; oggi possiamo godere di questa posizione, che dobbiamo a chi ha strutturato e modellato questa Federazione nel tempo. Nella storia della pesistica italiana si sono succedute delle eccellenze a livello atletico e dirigenziale, protagonisti della storia nostrana e internazionale e che ci danno la possibilità di guardare avanti e di scrivere, perché no, altri 120 anni di storia. Magari anche con possibilità maggiori e migliori di quanto fatto fino ad adesso, con l’esperienza e la visione politica che nel frattempo questa Federazione è riuscita a costruire. Quello che ci aspetta non lo sappiamo, la situazione attuale non ci consente di fare troppi programmi. Sono sicuro che l’attuale modello sportivo internazionale non avrà ancora molta vita, perché stanno cambiando sia il sistema economico sia i sistemi sociali, ma quel che è certo è che i cambiamenti non ci spaventano e, come sempre, ci faremo trovare pronti per essere competitivi come lo siamo adesso”.