La Russia è stata bandita dalla partecipazione ai principali tornei sportivi internazionali, tra cui le Olimpiadi e i Campionati del mondo, per un periodo di quattro anni. Questa la durissima decisione assunta dal Comitato Esecutivo della Wada, l’agenzia antidoping mondiale.
Mosca paga, secondo il Comitato, la manomissione dei dati di laboratorio con prove false e la cancellazione di file collegati a test antidoping positivi che avrebbero potuto aiutare a identificare i dopati. L’Esecutivo Wada segue quanto suggerito lo scorso 25 novembre dal suo stesso Comitato indipendente di revisione della conformità (Crc).
“L’elenco completo delle raccomandazioni è stato approvato all’unanimità” dai dodici membri del Comitato esecutivo, ha dichiarato il portavoce della Wada. Il Comitato di revisione della conformità ha raccomandato, tra l’altro, l’esclusione della bandiera russa dalle Olimpiadi e da qualsiasi campionato mondiale per quattro anni, con la possibile presenza di atleti russi sotto una bandiera “neutrale”.
Mosca ha ammesso i problemi ma ha negato l’accusa di aver organizzato il doping di Stato. La Russia ha 21 giorni per presentare un ricorso. In tal caso la decisione definitiva sarebbe presa dalla Corte internazionale dello sport, il Tas.
La Russia è quindi allo stato attuale esclusa dalle prossime Olimpiadi estive di Tokyo 2020 e dai Giochi Invernali di Pechino 2022. Inoltre la nazione non potrà candidarsi per ospitare manifestazioni e gli atleti russi che vorranno gareggiare potranno farlo sotto una bandiera neutrale, come già accaduto a 168 atleti ai Giochi invernali di Pyeongchang 2018. Da definire la data di partenza della squalifica, se il 1° gennaio 2020 o una retrodatazione al gennaio 2019, quando è stata riscontrata la violazione del laboratorio.