Olimpiadi: Warner Bros. Discovery lancia la docuserie “Paris, La Vie Sportive” per festeggiare il countdown verso Parigi 2024
Manca ‘solo’ un anno alle Olimpiadi 2024, in programma a Parigi da venerdì 26 luglio a domenica 11 agosto. Warner Bros. Discovery ha deciso di celebrare il conto alla rovescia verso il ritorno dei Giochi in Europa, per la prima volta dopo Londra 2012, lanciando “Paris, La Vie Sportive”, la docuserie dedicata ai cent’anni sportivi di Parigi dai Giochi Olimpici del 1924.
Suddivisa in due episodi da sessanta minuti e trasmessa integralmente su Eurosport 1 mercoledì 26 luglio dalle 20:30, Paris, La Vie Sportive ha come voce narrante il leggendario vincitore dei Mondiali di calcio 1998, al Saint Denis di Parigi, e degli Europei del 2000 Thierry Henry. Storie che esplorano il profondo legame che lega lo sport a Parigi, con la partecipazione delle leggende del calcio francese Emmanuel Petit e Marcel Desailly; del corridore più forte di tutti i tempi Eddy Merckx, di Mats Wilander 7 volte campione Slam di tennis e di Yannick Noah, ultimo francese vincitore del Roland-Garros.
“Ogni volta che si svolge un grande evento nel nostro Paese, si diffondono gioia tra la gente e voglia di praticare un nuovo sport – ha sottolineato Henry in esclusiva a Warner Bros. Discovery -. Quand’ero piccolo, finiti i Giochi in TV, si andava subito a giocare, emulando con gli amici i grandi campioni olimpici. Vorrei che tornasse questo spirito e non solo per scendere a giocare in strada, ma anche iscriversi a una scuola, a un corso, a un club, che si tratti di calcio, di tennis, di pallamano o di qualsiasi altra cosa. Spero davvero che Parigi 2024 possa riportare lo sport al centro nella nostra cultura, unendo le persone”.
Quindi ha svelato il suo momento preferito dei Giochi Olimpici: “Facile. Marie-José Pérec ad Atlanta 1996: campionessa olimpica dei 200 e 400 metri piani. Per me il secondo oro è stato il momento olimpico più bello di sempre”.
Nonostante la sua incredibile velocità, l’ex attaccante francese non ha mai pensato di diventare un velocista: “Dico per metafora che bisogna restare nella propria corsia. Non avevo tecnica di corsa, correvo di potenza. Gli atleti allenano la tecnica, il modo in cui escono dal blocco di partenza, il modo in cui corrono, contano i passi. Io non ci ho mai pensato, così quando mi chiedevano quanto sarei stato veloce sui 100 metri piani, rispondevo: «Non lo so». Perché il massimo che puoi fare in partita sono 40 metri, 50 se vai in contropiede. Ho troppo rispetto per gli sprinter per potermi paragonare a loro”.
Infine ha svelato un’anticipazione della docuserie: “Per me raccontare Parigi “da fuori campo” è stato intenso, è stato speciale. E ciò che più mi piace di lei è sua la capacità di resistenza. Cent’anni fa, grazie allo sport, Parigi è riuscita a rialzarsi dalle macerie della Grande Guerra: a vedere una luce in fondo al tunnel, perché i Giochi Olimpici portano speranza e resilienza. Perché Parigi non è solo elegante, ma sa combattere per difendere i suoi valori. La docuserie parte da questo importante presupposto”.