Rugby, duello tra emisferi

Il 16 di settembre del 1905, la Selezione di Rugby della Nuova Zelanda, denominata “The Originals”, giocó il suo primo match in terreno europeo contro il Devon, campione inglese e considerato la miglior squadra del momento. Il 4-55 finale fu uno shock totale per il rugby europeo e segnó, da allora, la supremazia del rugby dell’Emisfero Sud sul Nord. Dopo un viaggio di ben 48 giorni via mare, senza quasi allenamenti, questa squadra riuscí a disputare 35 partite, dalla data d’inizio fino all’1 di gennaio del 1906, e a vincerne 34 segnando 976 punti e ricevendone solo 59, fino ad arrivare a Parigi e alla vittoria contro la Francia per 8 a 38.
 
La superiorità del rugby del Sud è statisticamente mostrata in qualsiasi scontro tra una nazione del Nord contro una squadra come la Nuova Zelanda, l’Australia o il Sudafrica, i grandi dominatori della storia di questo sport. Sono oltre 110 gli anni di egemonia che si riflettono nei test ufficiali di giugno o novembre, nei grandi e ora impossibili tours come quello di The Originals e nei Mondiali, dove le nazioni del Sud hanno vinto sei delle sette competizioni disputate.
 
Solo la grande Inghilterra del 2003 è stata capace di reagire e, per ora, nulla indica che questa tendenza cambi in un futuro prossimo. Ciononostante, secondo i dati pubblicati dal portale Ticketbis.it, i tifosi dell’Emisfero Nord sono quelli che stanno acquistando il maggior numero di biglietti per il Mondiale, con il 60% del totale su quelli venduti dalla piattaforma rispetto al 40% di quelli acquistati dai fans dell’Emisfero Sud. Il caso più eclatante è proprio quello degli italiani: nonostante sia una delle squadre più giovani e senza titoli, non manca mai dell’appoggio dei tifosi che sono tra i più fedeli anche nelle trasferte a lungo raggio.
 
Un emisfero, un tipo di gioco  
Il Sud si impone per 3 caratteristiche fondamentali di gioco: la velocità nell’esecuzione, la superiorità del giocatore nell’uno contro uno e, soprattutto, l’altissimo ritmo di gioco, costante durante tutti gli 80 minuti. Possiamo definire il rugby del Sud come più veloce, meno speculativo, a campo più aperto, un rugby di attacco completo che consente una maggior rapidità nelle azioni, una valanga di rucks a ipervelocità che finiscono per ottenere la superiorità o l’uno contro uno. La priorità dell’attacco sulla difesa è un altro dei punti forti: si gioca per segnare quanti più punti possibile e far sí che l’alto rendimento in attacco non metta in risalto le mancanze che si osservano nelle fasi di conquista le quali richiedono, invece, un lavoro di squadra più intenso. E’ un autentico spettacolo per i tifosi: sono le uniche squadre che riescono a recuperare il pallone nel proprio campo nel giro di 6 o 7 secondi e dare una sensazione di pericolo costante durante tutto il match. E’ un tipo di rugby che preferisce la possessione al territorio.
Al contrario, al Nord piace di più il controllo: è più conservatore nei suoi schemi, cerca di giocare di più in campo contrario facendo a meno del possesso; è più territoriale, classico e per questo, si dice, anche più tattico, con una maggior attenzione alle fasi statiche rispetto a quelle dinamiche. Il ritmo lento si adatta meglio alle caratteristiche del giocatore e i rucks sono molto più controllati, con un maggior numero di attaccanti e un progresso più lento e graduale. E’ un rugby che richiede un gran lavoro di squadra.
 
Nel cammino alle finali, le squadre del Nord, per essere campioni, devono sempre vincere contro una o due squadre del Sud e nessuno, finora, c’è riuscito tranne l’inghilterra, che ha avuto a che fare con una squadra del Sud solo una volta, l’Australia nel 2003, e vinse.
 
La Francia, il re senza corona del rugby, che ha perso 3 finali e 3 semifinali, mostra sempre due facce. Nel 1987 vinse contro l’Australia a Sydney con la storica giocata di Serge Blanco, per poi cadere senza misericordia nella finale contro gli All Blacks. Nel 1995 perse la semifinale con il Sudafrica a Durban per 19 a 15 e nel 1999 realizzò la maggior prodezza della storia con una rimonta contro gli All Blacks, partendo da uno svantaggio di 10 a 17 fino alla vittoria per 43 a 31, con una grandissima performance di Christophe Lamaison.
 
Cadde poi in finale, senza poter lottare contro l’Australia per 35 a 12 e, nell’ultimo Mondiale, ha perso l’unica finale in cui abbia lottato fino all’ultimo contro la Nuova Zelanda: anche in questo caso, fu un paese del Sud a impedire a uno del Nord di conseguire il titolo. Anche l’Inghilterra perse la finale del 1991 sempre contro l’Australia per 12 a 6 e quella del 2007 contro il Sudafrica per 15 a 9; la storia si ripete.
 
Si tratta della legge conosciuta come Teoria dell’impossibilità di battere due squadre consecutive del Sud: non è mai successo. Finita la fase di qualificazione e resi noti gli scontri dei quarti di finale e semifinale, sará possibile intuire un potenziale vincitore e vedere se la teoria continua ad essere vigente, se il ricordo dei pionieri, The Originals, si mantiene vivo o no.


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