Le parole di Giovanni Malagò
Il presidente del Coni Giovanni Malagò non perde le speranze dopo l’infortunio occorso ieri a Cortina d’Ampezzo a Sofia Goggia, designata come portabandiera dell’Italia ai Giochi Olimpici invernali di Pechino. “Stavo vedendo la gara, è stato un momento surreale. Nella mente si sono affollati tanti pensieri, i pochi giorni che ci separano da Pechino, gli infortuni precedenti, il conto aperto con il destino”.
“La vita, lo sport sono così – ha aggiunto al Messaggero -. Sofia lo sa bene, va sempre al massimo e conosce le insidie che si nascondono, dentro e fuori dalla pista. Incarna alla perfezione lo spirito e i valori del nostro movimento, non si arrende facilmente. Sono sicuro che farà l’impossibile per provarci, per stupirci ancora. È stata designata portabandiera non solo per i successi ottenuti ma per quella straordinaria capacità di rappresentare l’identità che fa eccellere lo sport italiano nel mondo. E sono convinto che la nostra spedizione resta di tutto rispetto, anche qualcosa in più. Quattro anni fa, portammo a casa dieci medaglie. Ora, possiamo vincerne potenzialmente il doppio, una ventina. Non esagero, può succedere di tutto, anche questa volta”.
“Quello che è successo a Tokyo 2020 è irripetibile, frutto anche dell’imponderabile – ha aggiunto in generale -. Ma bisogna riconoscere che la nostra preparazione olimpica è di altissimo livello. Merito di professionisti straordinari, che hanno saputo organizzarsi durante la pandemia, senza smettere un giorno di allenarsi. Fa impressione dirlo, ma nello sport siamo una potenza mondiale, secondi solo agli Stati Uniti e lo dimostreremo anche a Pechino. Poi certo, i risultati dipendono dai centesimi, da un alito di vento, dai pettorali, dallo stato d’animo con cui ci si affaccia alla gara. Sia chiara una cosa, però: non è un miracolo eterno. Se non ci arriva la spinta della scuola, con la crisi economica, il problema delle bollette energetiche e la caporetto demografica, nel medio termine saremo condannati a non ripetere questi risultati”.