Presentando la gara, ESPN aveva messo l’accento sulla scalata di Brad Stevens fra i prestigiosi allenatori della NBA. Il personaggio mi è piaciuto come persona e stile di comunicazione, meno per la costruzione della squadra e del gioco. Ne avevo parlato dopo aver visto i Celtics battere di 33 l’Armani nella preseason al Forum e ripeto le stesse cose a 7 mesi di distanza. Il damerino Brad sarà pure un genio, come sostengono i suoi molti seguaci, ma per la terza volta consecutiva Boston è subito uscita dai playoff, senza riuscire a prendere slancio dalle esperienze precedenti e, questa stagione, dalla vittoria sul campo dei Warriors.
Prima cosa: ha sbagliato il mercato puntando 15 milioni di dollari su David Lee per gettarlo a mare a metà stagione, e in questo playoff non ha mostrato il minimo progresso. Iniziato con due sconfitte nette ad Atlanta, ha recuperato in casa , poi ha perso slancio e tirato male in gara5 , affondata senza pietà in gara 6 in casa, tradendo il suo Garden ebbro di passione, i tifosi tutti in Green a cantare in coro l’inno nazionale, un filmato celebrativo della sua epopea da far accapponare la pelle. E poi?. Tre quarti di partita da dimenticare per i nipotini tarantolati dei grandi Celtics, il 31% nel tiro e il 18,2% da 3 (3/21), senza gioco, la testa sempre sott’acqua, con qualche lieve scusante; i falli di Joe Crowder che ha “toppato” quasi tutta la serie e la lieve distorsione alla caviglia di Thomas ad Atlanta che tuttavia non s’è avvertita, tanto che il suo folletto ha chiuso con 25 punti e soprattutto 10 rimbalzi sui 16 totali – ohibò – della squadra. Adesso s’invoca una superstar e il Gallo che piace a Denny Ainge non sarebbe solo un ripiego.
Atlanta e Boston avevano chiuso la regular season con 44/38; non ha deciso il fattore campo ma il gioco, l’organizzazione, anche le scelte filosofiche di fondo, perchè non si può pretendere di lottare per il titolo perchè ti chiami Brad come Pitt, senza un centro, puntando il gioco e le ambizioni sui canestri di un play alto quanto un valletto. Non ha pagato nemmeno la scelta di preferire nel quintetto lo svedese Jerebko a Sullinger, un mezzo centro ma più dotato di tonnellaggio.
Gli Hawks hanno dilagato nel terzo tempo (39-23) quando il vantaggio è salito a oltre 20 punti. Per Atlanta è la seconda stagione positiva, era troppo sperare di ripetere le 60 vittore. Una sorpresa non rivedere il nome di Budenholzer fra i votati di The Coach of The Year di una stagione che si presentava difficile. I motivi? La cessione di Luol Deng e Zaza Pachulia, la separazione da Danny Ferry, brillante manager del primo posto all’Est, accusato di un battuta ironica più che razzistica nella trattativa con Deng, la vendita della franchigia a un imprenditore californiano. Per cui tutta la responsabiltà è ricaduta sul coach costretto anche a fare il presidente e il general manager. Per sua fortuna ha trovato anche un ottimo alter-ego dell’anglo-americano Kenny Atkinsons, preferito a Messina per il rilancio dei Nets e che avendo giocato in Spagna dove ha trovato moglie magari allenerà in futuro anche la nazionale iberica.
Ha ragione Jeff Teague, artefice di un’ottima annata e al quale si affianca Kent Bazemore, senza dimenticare lo scricciolo tedesco Dennis Schroder che ha segnato punti importanti nei primi due quarti e dato fantasia e penetrazione al gioco con 8 rimbalzi a Boston, ad affermare alla vigilia del remake che questa squadra è più forte in difesa di quella che l’anno passato perse dai Cavaliers di Lebron.
Stanotte per gara6 hanno il match ball i Raptors in trasferta a Indianapolis e Charlotte e Portland in casa. E quindi il primo turno potrebbe sciogliere gli ultimi tre nodi. Sono già passati con 4/0 Cleveland e San Antonio e sempre all’Ovest con 4/1 Warriors e Oklahoma e ce l’ha fatta anche Atlanta con 4/2.
Nei Pacers criticati per il calo nel secondo tempo a Toronto dove hanno sprecato un vantaggio di 17 punti e 13 nel quarto finale, Paul George è pronto a giocare 48 minuti, ma il suo coach Frank Vogel non è dello stesso parere.
Per quanto riguarda le proteste di Wade e il suo allenatore Spoelstra (ai quali si è associata l’attrice Gabrielle Union, la nuova moglie della star che ha persino chiesto via twitter una punizione per gli arbitri), sulle ultime due azioni di gara5, la NBA ha rimpallato gli sconfitti. L’osservatorio arbitrale sugli ultimi 2 minuti delle gare terminate con uno scarto sotto i 5 punti che la NBA ha aperto dalla scorsa stagione per la trasparenza del suo operato ed evitare le poleiche nocive ha dato stavolta ragione agli arbitri che non hanno fischiato gli interventi difensivi di Lee e Zeller su Wade e Deng. Incassata la figuraccia senza il danno economico di multe per le dichiarazioni, gli Heat hanno a Charlotte il problema di Goran Dragic in regia. Il mancino sloveno ha tirato male (5/15, 0/3 dall’arco) sbagliando la tripla del sorpasso a 2″. Charlotte che ha rimontato da 0/2 mancherà del cambio dei centri Spencer Hawes (distorsione al ginocchio). Le due squadre hanno finito la regular season cn 44/38 ma per i confronti diretti Miami è finita al 3 posto e Charlotte al 6°.
Anche Portland ha la grande occasione, come gli Hornet ha recuperato da 0/2, era capitato solo due volte nella storia della franchigia dell’Oregon che mette in campo la squadra più giovane e voltato pagina con la partenza di LaMarcus Aldridge, la sua star, per San Antonio. Un lavoro he ha consentito a coach Terry Stotts di ottenere il secondo posto dietro Steve Kerr come Coach of The Year. Per i Clippers le tre stagioni di Doc Rivers sono state difficilissime, più che mai questa con il “caso Jordan” in estate per recuperare il suo potente centro che s’era gi impegnato con Dallas, poi il “caso Griffin” che ha tirato un pugno al suo trainer a tavola fratturandosi la mano e vendendo squalificato, infine gli infortuni di Chris Paul (frattura alla mano) e Blake Griffin (quadricipite) in gara 4 costati la sconfitta casalinga coi Trail Blazer che hanno preso coraggio, anche se l’ex coach di Boston non smette di crederci.
Questo il tabellone del primo turno. Est: Cleveland (4/0 con Detroit) affronta Atlanta (4/2 con Boston) come l’anno scorso, ma stavolta col vantaggio del campo, non è una gara da prendere sotto gamba. E’ la rivincita fra i vincitori delle ultime due edizioni della Conference. L’altra semifinale è la vincente di Indiana-Toronto (2/3) e Charlotte-Miami (3/2). Ovest: Golden State campione uscente (4/1 con Houston, finalista lo scorso anno) senza Stephen Curry gioca con la vincente di Portand-Clippers (3/2), l’altra semifinale è San Antonio (4/0 con Memphis) contro Oklahoma (4/1 con Dallas).
Si parla molto di Ettore Messina, in questi giorni, dato in buona posizione nella corsa per guidare i Lakers, dove è è già stato nel 2011-12, assistente dell’head coach (anche se non sedeva in panchina). Conosce l’ambiente e lasciato un buon ricordo. Inoltre può pesare la stima di Kobe Bryant che dovrebbe avere un ruolo dentro il club. Gli Spurs gli hanno concesso di trattare con i Lakers, la stessa cosa hanno fatto i Warriors con Luke Walton, il principale antagonista. Ma ci sono altri candidati, quai Nate McMillan (oggi assistente di Vogel ai Pacers), Mark Jackson l’inventore dei Warrirs ed Elston Turner assistente di Dave Joerger ai Grizzlies. E non è escluso che il coach arrivi dalla NCAA, coe nel caso di Jay Wright vincitore del titolo con Villanova e 2 volte “coach of the year” o Kevin Ollie di Connecticut.
Su Messina, che nel ruolo di CT torna a guidare gli azzurri nel preolimpico, ha messo gli occhi anche il gm dei Kings, la squadra di Belinelli. Il serbo Vlade Divac che ieri ha annnciato di aver scelto come vice Ken Catenella il quale lavorava a Detroit (e prima ai Nets), vorrebbe Messina sulla panchina di Sacramento che la prossima stagio avrà un novo impianto. Sarebbe una storia curiosa, perchè prenderebbe il posto di George Karl contro il quale Messina vinse la sua prima coppa alla guida della Virtus Bologna e che ai tempi allenava il Real Madrid. Certo, i Lakers sono più intriganti, scrive la stampa americana. E gestire un giocatore difficile come Cousins non è uno scherzo. Vedremo nelle prossime ore. Coi Lakers potrebbero sorgere problemi per la disponibilità immediata. La presenza per il draft de 23 giugno, a una decina di giorni da preolimpico, diventerebbe necessaria, anche se la stampa ricorda che il coach non avrà i poteri di Phil Jackson, e quindi il mercato lo farà Mike Kupchak, il general manager.
La NBA ha pubblicato la lista dei giocatori eleggibili per il draft sono 162 in totale, 117 i giocatori di college fra i quali alcuni europei come l’austriaco Jakob Poelti (Utah), Damantas Sabonis (Gonzaga) e lo slavo Nikola Iovanovic (USC) e 45 internazionali fra i qual 43 sono europei e solamente 2 del Resto del Mondo (il 2,22 cinese Zhou Qi e il brasiliano Wesley Sena). In totale 14 sono slavi, 9 francesi, ma avanza la scuola turca che sorpassa li spagnoli (in 6, con Juancho Hernangomez sulle ore del fratello Hernan scelto l’anno scorso dai Knick) con ben 7 prospetti e la cui punta è Furkan Korkmaz (Efes) che potrebbe essere fra i primi 15.
Diego Flaccadori (Trento) è l’unico italiano, la concorrenza è tanta, forse per il talento lombardo la prossima stagione (il limite d’età è 22 anni) ci saranno più possibilità di strappare un posto per il 2° giro, un pò di pubblicità non guasta. Anche il Belgio (il 2,22 Fusek e Kesteloot) oltre alla Lituania (Sabonis e Sajus) hanno più rappresentati di noi e di Austria (Poelti), Germania (Aexej Nicolic), Grecia (Papagiannis) e Rep.Ceka(Adam Pechacek di Reggio Emilia, erronamente citato come polacco).
PLAYOFF NBA quarti: Est: Boston-ATLANTA 92-104 (2/4; 17-20, 16-21; 26-39, 33-24; 25 I.Thomas 9/24 1/7 da3 tl6/7 3r10a, 15 J.Crowder 5/15 3/8 da3 6r, 15 J.Jerebko 5/9 2/5 da3, 13 M.Smart 4/11 0/3 da3 tl5/5 7r; 17 P.Millsap 0/3 da3 tl9/11 8r, 15 K.Bazemore 6/13 2/6 da3 tl1/4 4r, 15 A.Horfrd 7/10 4r, 14 K.Korver 4/4 2/2 da3 tl4/4 9r, 13 D.Schroder 5/10 8a)
STANOTTE – Est: Indiana-Toronto (2/3), Charlotte-Miami (3/2); Ovest: Portland-LA Clippers (3/2)
A ura di ENRICO CAMPANA