Per i 76ers una sola vittoria su 21 gare, 4,8% per cento, una città depressa. E’ però agli sgoccioli la politica a lungo termine di rafforzamento (presunto) attraverso le operazioni del Draft sperata dal gm Sam Hinkie col suo pallino per le statistiche. Di fronte a questo bilancio fallimentare, il depauperamento del pubblico e un record di sconfitte senza uguali nelle Leghe Professionistiche americani, i proprietari delle franchigie dopo ben due anni di continue pressioni sul comissioner della NBA, visti gli ultimi risultati e preoccupati per la ricaduta sulla curva economica e il danno d’immagine sono tornati alla carica lanciando la candidatura di Jerry Colangelo, l’ex proprietario di Phoenix attualmente il presidente executive di US Basketball (la Federbasket statunitense gestore in chiave tecnica, compresa la scelta degli allenatori, e commerciale di tutte le squadre nazionali compreso il Dream Team).
Messi al corrente i proprietari di un accordo di massima raggiunto fra il presidente dei 76ers Joshua Harris, Adam Silver ha confermato questa mossa che prevede l’ingresso nel club di Filadefia di Colangelo nel ruolo di presidente senior. “Non è possibile pensare che Sam Hinkie possa sopravvivere con questa politica”, ha commentato Silver. In realtà Colangelo sarà una sorta di commissario con la sua lunga esperienza nel costruire squadre di qualità in rapporto ai costi e fermare Harris nella sua politica folle del “meglio una gallina domani che l’uovo oggi” e cercare invece di produrre utili per gli investitori.
Colangelo stava lavorando a un progetto multimilionario poi accantonato per mancanza di fondi per la realizzazione di un grande centro-pilota della federazione americana in Arizona (Tempe) dove risiede con uffici, centro studi e impianti.
Per Sam Hinkie e Harris non si tratta di una deviazione dal loro progetto a lungo termine, ma è chiaro che Colangelo avrà l’ultima parola nelle decisioni dei 76ers. Altrimenti è chiaro che in caso di una resistenza nel tenere questa linea scatterà un embargo, come è già stato minacciato in estate, con la riforma del Draft nell’interesse comune perchè la perdita è di tutti contro la volontà smentita dai fatti del successo di un solo proprietario.
Con la ditta “H&H” Filadelfia ha perso pubblico anno dopo anno nonostante una grande storia, prima franchigia a vincere il titolo NBA e poi palcoscenico di grandi campioni come Moses Malone, Doctor J (Julius Erving), Charles Barkley, Allen Iverson. La città che ha dato i natali a Kobe Bryant ha avuto un risveglio d’interesse (oltre 20 mila spettatori) con la partita iniziale del tour d’addio di Black Mamba, ha toccato il fondo con i Maverick (11555 spettatori) dopo un promettente inizio anche con squadre del primo livello (17000 con Utah) e anche ultimamente la vittoria con i Lakers non ha prodotto effetti , vedi i 14449 con San Antonio la seconda formazione della NBA e provoca poco interesse anche quando vaggia , come a Minnesota (11322).
A cura d Enrico Campana