La notizia che Malagò prenderebbe il volo dal CONI per diventare presidente dell’Alitalia circolava da una settimana nei palazzi romani che contano, pencolando fra lo scoop e la “bufala”, ma” Il Giornale” è stata la prima a pubblicarla. “Il momento di nervosismo – scrive – che sta vivendo Alitalia favorisce ipotesi e voci. L’ ultima riguarda un cambio alla presidenza tra Luca di Montezemolo e Giovanni Malagò, presidente del Coni, che per la compagnia lascerebbe la carica sportiva. Negli ambienti romani il disegno è considerato poco verosimile, visto che Malagò non nasconde di voler raddoppiare il mandato al Coni. Ma risulta che Malagò in queste ore sia proprio negli Emirati Arabi. A far che cosa non si sa. Ma la semplice destinazione del viaggio fa pensare”.
In realtà il viaggio in Medio Oriente ha una duplice prospettiva nel futuro di Malagò, in chiave di manager e di dirigente sportivo mondiale. Andiamo con ordine. Gli Emirati sono il regno dei signori del petrolio, il clan degli sceicchi Bin Zayed, dinastia di grandi sportivi, proprietari della club calcistici del Manchester e del Paris Saint Germain. Mohammed Bin Zayed Al Nahyan, lo sceicco che ha comperato il 49 per cento di Alitalia, ha frequentato l’Accademia Militare di Pozzuoli ed è amico di Malagò, e quindi non è da escludere che abbiano parlato in questi giorni di un possibile passaggio di consegne. Che potrebbe essere favorito proprio da Montezemolo, l’amico più stretto del presidente del CONI e che gli ha tracciato anche quella nel mondo sportivo. Ai tempi, circa 20 anni fa, suggerì infatti all’ing. Francesco Ricci Bitti, presidente della Federtennis e ex a di Pagine Gialle e manager Telecom, di inserire Malagò nel team degli Internazionali d’Italia di tennis dove debuttò nel ruolo di direttore del Villaggio Ospitalità. La sua scalata è culminata con l’arrivo al CONI. Il prossimo passo ,fallita la candidatura olimpica di Roma 2024, sarebbe la rielezione fino a Tokyo, ma col referendum lo scenario dello sport italiano potrebbe cambiare repentinamente. L’opposizione, in particolare la Lega, sostiene come ha proposto l’ex Sottosegretario agli Interni intervenendo al Senato, che è ora di cambiare un vecchio sistema unico al mondo, e che le deleghe del CONI debbano essere gestite da un Ministero dello Sport. Perciò probabilmente Malagò si guarda in giro perchè l’amicizia personale col premier Renzi è una medaglia a due facce. Ecco quindi la missione negli Emirati Arabi che attraverso il Qatar ospiterà i Mondali di calcio 2022,. In Qatar c’è in questi giorni un importante meeting del CIO che potrebbe aprirgli la strada per un posto nel governo mondiale dello sport con l’uscita per limiti di età di personaggi storici come Carraro e Pescante. Tessendo relazioni importanti nei suoi continui viaggi, con il suo ben noto tratto diplomatico e Bon Ton, anche grazie alla candidatura di Roma, Malagò ha stretto un rapporto stretto col presidente del CIO, il tedesco Thomas Bach che, dicono, lo vorrebbe come suo successore. Attilio Caja uno degli amici dell'”inner circle” dai tempi in cui allenava la Virtus Roma, conferma questa sua ambizione di diventare il n.1 mondiale: “Niente ltalia, Giovanni vuole diventare il presidente del CIO”.
Intanto le voci di Malagò al vertice di Alitalia hanno immediatamente scatenato fibrillazioni per una possibile corsa alla guida dello sport italiano. Una delle ipotesi, a mio parere remota, è un ritorno a Palazzo H di Gianni Petrucci. La riferisce Toni Cappellari collaboratore di area CONI. Politicamente un uomo di Casini che l’ha voluto sindaco (in uscita) di San Felice del Circeo e quindi dell’area Renzi, Petrucci verrà rieletto il 17 dicembre alla presidenza del basket.
Naturalmente scalpita nonostante la mediocre Olimpiade anche il presidente del Tennis Binaghi che ha dalla sua dall’età rispetto ai 71 anni di Petrucci . Il referendum, quindi, oltre che per il futuro della sospirata riforma costituzionale che prevede una sola camera legislativa e minori costi, è atteso con ansia dal mondo dello sport e potrebbe cambiare molte cose perchè il CONI è poco attento al sociale e al mondo della scuola, e c’è chi pensa e una riforma globale e persino un passaggio dell’attività paraolimpica al Ministero della Sanità per le sue particolari implicazioni.
A cura di Enrico Campana