L’Honduras è sotto choc per l’uccisione di Arnold Peralta.
Il ventiseienne centrocampista dell’Olimpia Tegucigalpa e capitano della nazionale è stato freddato con ben undici proiettili al volto mentre si trovava nella sua auto nel parcheggio di un centro commerciale nella città costiera di La Ceiba.
Tutti da chiarire i motivi dell’assassinio che, secondo la stampa locale, per dinamica e modalità fa pensare a un brutale e atroce regolamento di conti. Gli inquirenti indagano mantenendo la massima riservatezza, ma il quotidiano “La Prensa” ha ipotizzato un possibile legame con un’altra tragedia che ha sconvolto la famiglia sei mesi fa: l’assassinio di Byron, cugino 28enne di Arnold, ucciso l’1 giugno da tre uomini incappucciati che, dopo aver fatto irruzione in casa, lo hanno crivellato di colpi senza dargli il tempo di alzarsi dal divano su cui era seduto.
Peralta, che in passato aveva vestito anche la maglia dei Rangers Glasgow in Scozia e avrebbe dovuto partecipare alla partita amichevole della sua nazionale contre Cuba la prossima settimana, si trovava nella sua città natale dopo l’eliminazione dell’Olimpia nei playoff del campionato locale.
Questo tragico episodio di cronaca nera riporta alla mente quanto avvenuto in Colombia vent’anni fa, quado il povero Andres Escobar fu ucciso, nel parcheggio di un bar, dopo un autogol che costò il passaggio del turno alla sua squadra durante i Mondiali del 1994.