L’opinione comune è che il peso di questi 3 punti si sentirà eccome nei prossimi mesi, quando il sapore non completamente dolce della vittoria sul Lumezzane si trasformerà in miele insieme ai meccanismi di gioco che inevitabilmente verranno trovati nelle prossime settimane.
Di avversari organizzati, ma rinunciatari, come la squadra di Filippini il Parma ne troverà molti, ma questo è nell’ordine delle cose in tutte le categorie. La piccola si difende e la grande deve dimostrare di saperla scardinare, non necessariamente attraverso una goleada, ma neppure aspettando sempre la giocata del campione, bensì con pazienza e sfruttando le proprie armi migliori. Il Parma ha fatto questo, non perdendosi mai d’animo, per ottenere la prima vittoria in campionato, adesso tutto sta nel migliorare la condizione e nell’ampliare l’”arsenale” delle munizioni a disposizione.
Contro i bresciani si sono visti solo cross dal fondo e tiri dalla distanza, con poche combinazioni tra le due punte e una manovra troppo statica e impastata a centrocampo, dove gli interni hanno fatto una gran fatica.
Il punto da migliorare allora è proprio quello, perché se dietro l’innesto di Canini è già stato ottimale, dove il 3-5-2 ormai battezzato da Apolloni può essere riveduto è dalla cintola in su, oltre che nei protagonisti delle fasce, dove Messina ha dimostrato di essere più in palla di Garufo e dove uno come Mazzocchi (assente per un problema muscolare dell’ultimo minuto) sarà utilissimo in partite così.
Baraye e Scavone non sono fatti per cantare e portare la croce, né Corapi può reggere da solo il peso della mediana. Il timore è che manchino veri interni di lotta e di governo, nell’attesa potrebbe essere funzionale passare al 3-4-1-2, magari avanzando sulla trequarti uno dei due centrocampisti offensivi in ombra contro il Lumezzane, per portare benefici a loro e a tutta la manovra della squadra, oltre che agli attaccanti. Davanti infatti c’è molto da lavorare nell’intesa, oltre che nella condizione: Nocciolini ha giocato più di tutti mostrando grande volontà e generosità, ma la sensazione è che la coppia del futuro si debba ancora vedere.
A comporla potrebbero essere l’imprescindibile Calaiò, che predilige muoversi sul fronte offensivo ed essere servito in modo diverso rispetto ai cross che spiovono, e magari Melandri, finora ignorato, ma in possesso della tecnica e dell’imprevedibilità giusta per dialogare con l’Arciere. Il 4-3-3 d’assalto visto nel finale è ovviamente solo una soluzione d’emergenza da attuare in partite bloccate contro squadre stanche, ma tatticamente vedere tre punte centrali affiancate non è il massimo.
Apolloni ha ammesso di aver pensato all’accoppiata difesa a tre-trequartista nel secondo tempo. A Santarcangelo continueranno gli esperimenti: gli spazi a disposizione saranno di più rispetto alla gara contro il Lumezzane, meglio se il risultato sarà lo stesso…