In estate la Roma lo ha spedito alla Spal dopo una stagione passata sulla panchina della Pistoiese, come secondo portiere. A Ferrara in realtà avrebbe dovuto fare addirittura il terzo, Gabriele Marchegiani, figlio d’arte di quel Luca che invece, in carriera, viene ricordato per i suoi trascorsi alla Lazio.
Il 21 novembre, complici gli infortuni di Alex Meret e Paolo Branduani, il 20enne ha esordito in serie B nella gara contro il Trapani pareggiata 1-1 (e poi ha giocato, 4 giorni dopo, anche contro il Latina: 0-0). “È andata meglio di quanto mi aspettassi – ha dichiarato il giovane portiere alla Gazzetta dello Sport -. In serie B i tifosi sfruttano anche il riscaldamento per intimorirti, ma poi con la trance agonistica della gara non senti più nulla. A Ferrara, invece, abbiamo una tifoseria fantastica: un grande vantaggio”.
Impossibile non parlare dei suoi inizi di carriera e del rapporto con il papà Luca: “Ho iniziato come giocatore di movimento, ma avevo sempre i guanti nella borsa. E siccome mi piaceva, un giorno durante un camp estivo li tirai fuori e dissi di essere un portiere. La pressione del cognome pesante? Mai avvertita, anche perché papà si comporta nel modo giusto. Glielo dico spesso: ‘Mantieni un profilo basso, ancora non ho fatto niente’. Ma lui lo sa già. Mi hanno sempre detto che gli somiglio, ma siamo diversi. Io sono più massiccio, lui più magro e coordinato. Io penso di cavarmela meglio tra i pali, lui era meglio nelle uscite e nella lettura delle situazioni, esattamente i due aspetti in cui devo migliorare”.
Con la Spal, Marchegiani ha 4 obiettivi: “Il primo: convincere Semplici a farmi giocare contro il Cittadella. Il secondo: guadagnare sempre più spazio, quest’anno e in futuro, anche se Meret è fortissimo. Il terzo, più a lungo termine: diventare un portiere importante a livello nazionale e, se ci riuscissi, anche internazionale. Penso che se uno vuole arrivare al 7, deve puntare al 10. Ah, ne ho anche un altro, di obiettivo: essere conosciuto come Gabriele, non solo come il figlio di Luca”.
Infine la Roma: “Non ho rimpianti. Certo, avrei sperato che ci credessero di più. Hanno fatto altre scelte, dipese forse anche dal fatto che lo scorso anno la panchina a Pistoia mi ha penalizzato. Avrei potuto scegliere meglio anch’io. Pazienza, mi porterò dentro la prima panchina all’Olimpico contro l’Empoli: la sognavo, tengo ancora la maglia a casa”.