Prima, ovviamente attesissima, conferenza stampa di Josè Mourinho da allenatore del Manchester United: “Lavoriamo per cercare di tornare in Champions, concentrandoci su cosa non è andato negli ultimi anni. Immagino già che arriveranno domande sul passato e sullo stile di gioco, ed è per questo che vi anticipo la risposta: puoi vincere una breve competizione, un paio di gare, senza giocare bene, altrimenti è impossibile. Cosa significa giocare bene? Rendere orgogliosi i tuoi tifosi perché vinci. Voglio sentire ognuno di loro cantare durante ogni match. Non riusciremo a conquistare tutto, ma abbiamo l’obbligo di provarci”.
A Manchester, sponda City, è arrivato Guardiola: “Credo che il Leicester ci abbia lasciato in eredità un fattore molto importante, oltre alla felicità trasmessa un po’ a tutti noi: siamo in un torneo dove venti squadre lottano per il titolo, non esistono favorite. Poi è chiaro che se una squadra vince le prime cinque partite, la consideri una candidata alla vittoria finale…”.
“I consigli che mi ha dato Ferguson? Innanzitutto di portare l’ombrello – ha scherzato il tecnico portoghese -, ed è incredibile il fatto che ieri stava piovendo sul campo d’allenamento, perciò è stato un buon consiglio. Il secondo è stato quello di portare la mia tipica bottiglia di vino: avremo molte occasioni per passare del tempo insieme”.
Affondo finale: “Ci sono allenatori che non vincono titoli da 10 anni. Altri che non hanno mai vinto. L’ultima volta che ho vinto è stato solo un anno fa – la risposta dello Special One a chi gli chiedeva se sentisse la pressione per dimostrare di non aver smarrito il suo tocco magico -. Se io devo dimostrare qualcosa, immaginate gli altri. Sento di non dover dimostrare nulla a nessuno, ma solo a me stesso. Non sarei mai in grado di lavorare senza vittorie, è nella mia natura”.