Tra Sete Gibernau e Valentino Rossi non corrono certo ottimi rapporti, vista la spallata del ‘Dottore’ all’ultima curva di Jerez 2005, ma non per questo accusa il centauro di Tavullia per quanto successo con Marc Marquez a Sepang.
Il pilota di Barcellona ha scritto una lettera aperta in cui paragona – senza fare nomi – Valentino e Marc a due bambini e Dorna e FIM a due genitori assenti che non hanno imposto delle regole chiare e hanno così permesso ai due di fare qualsiasi cosa.
Ecco la lettera di Sete Gibernau:
“Continuo a essere triste.
Vedo nuovamente con tristezza come il mondo dello sport sia diviso. E sono solo quello dello sport. Ancora una volta, un weekend ricco di emozioni, sentimenti e passione tutti mossi dalla forza dell’illusione, è finito per scatenare una battaglia di insulti e violenza verbale, tra due fazioni di una stessa comunità.
Alla nascita, la purezza dell’innocenza fa di un bambino un diamante grezzo in grado di illudersi per la carezza della madre, il sorriso del padre o l’abbraccio del fratello.
Quando cresciamo, queste piccole cose, questi gesti, finiscono e li definiamo “una cosa qualunque“. Questa innocenza innata, insita nel DNA di chi non ha ancora vissuto nulla in grado di fargliela perdere o metterla in discussione, fa sì che il cassetto delle illusioni di questo piccolo uomo sia pieno di tutto quello che sembra ma in realtà non è.
Da qui, le circostanze della vita di ognuno segneranno senza dubbio il percorso e la destinazione con cui ci confronteremo.
E su questa strada, in questo viaggio attraverso il tempo, in questo circuito pieno di curve, veloce, lento, a volte difficile e a volte facile, che chiamiamo vita, avremo l’opportunità di imparare, sempre attraverso l’esperienza, tutto il necessario per gestire al meglio tutto ciò che ci sta accadendo.
Tutto quello che impariamo non è altro che la trasmissione dell’esperienza da chi ha vissuto a chi non ha ancora vissuto. Senza tenere conto che ogni individuo vive nella propria unicità. Tutti siamo nati innocenti e tutti noi dovremmo avere il diritto di trasmettere le nostre esperienze a quelli che non le hanno vissute.
Oggi, ancora una volta, ripeto, sono triste.
Si stanno punendo, in modo ingiusto e crudele, due persone, due grandissimi sportivi, che sono stati privati di questa lezione a cui tutti dovremo avere diritto.
E’ da molti anni che la madre e il padre, coloro che amano di più i propri figli, non stanno compiendo il loro dovere e i presunti obblighi all’interno della famiglia del motociclismo. Da tempo, chi è responsabile di garantire la sicurezza e gli interessi di coloro che amano di più hanno dato le chiavi dell’educazione e della formazione a chi dovrebbe essere semplicemente maestro del proprio talento e allievo per apprendere quello che non conosce.
Quello che sta accadendo oggi non è altro che la conseguenza di ciò che non è stato insegnato. Con l’aggravante, per me ingiusta, che ora viene giudicato, criticato e linciato, non il responsabile ma il bambino, pieno di illusioni e di talento, a cui mai e poi mai è stato detto che doveva e non doveva fare.
Senza regole, senza una regolamentazione chiara che definisce ciò che è giusto e ciò che non lo è, mai si potrà insegnare al pilota cosa fare e cosa non fare.
In una parola, senza regole chiare, non è possibile alcuna educazione.
Sete Gibernau”