“Indimenticabile il il viaggio di ritorno a Monza con la 500 azzurrina e il bandierone dell’Olimpia”.
Uomo di calcio. Da oltre 40 anni. Ma anche grande appassionato di basket, con una predilezione speciale per la sua squadra del cuore, l’Olimpia Milano. Adriano Galliani, l’uomo che, assieme a Silvio Berlusconi, sta rivoluzionando il Monza con una campagna acquisti faraonica, si è raccontato nel corso di una lunga intervista rilasciata al settimanale Sportweek. Tanti gli aneddoti legati alla sua fulgida carriera da dirigente calcistico, inframmezzati da un dolce ricordo legato proprio alle ‘Scarpette Rosse’.
“Come dirigente ho vinto tutto quello che si può vincere, dalla Serie C al Mondiale per club, passando per la B, gli scudetti e le Champions. So per esperienza che Lega Pro, la B e la Serie A sono tre mondi, tre sport diversi. Per questo abbiamo cambiato così tanto puntando su una squadra di piena identità italiana”, ha esordito Galliani parlando del Monza. “Mai mettere freno alle ambizioni, ma dobbiamo fare un passo alla volta. Ora l’obiettivo sarebbe fare un buon campionato e puntare nei prossimi anni a guadagnare un posto in Europa. Giocare per una Coppa”.
“Il monento più triste della mia carriera? La finale 2005 col Liverpool di Istanbul. Abbiamo dominato per tutta la partita e abbiamo pagato sei minuti di blackout. Ancora adesso mi chiedo, senza trovare una risposta, come abbiamo fatto a perdere. E non è vero che negli spogliatoi i ragazzi hanno festeggiato dopo il primo tempo. Ero in quello spogliatoio e Carlo Ancelotti invitava tutti a fare attenzione. È successo qualcosa di assolutamente anomalo e non mi do ancora pace”.
Infine, il racconto della sua più grande pazzia da tifoso: “Sarebbero tante. A me piace ricordare i salti mortali che facevo da giovane per seguire tutte le mie squadre del cuore. Avevo una 500 azzurrina con la quale andavo allo stadio di Monza la domenica alle due e mezzo e poi, appena dopo la partita, mi fiondavo al Palalido a vedere la Simmenthal di Riminucci e Pieri con Rubini in panchina. Era l’Olimpia delle scarpette rosse. La squadra che vinse con Bradley la Coppa dei Campioni del 1966. La finale contro lo Slavia Praga si giocò a Bologna e io c’ero. Ricordo come se fosse adesso il viaggio di ritorno a Monza con la 500 azzurrina e il bandierone dell’Olimpia”, conclude emozionato.