Ario Costa è stato eletto a grande maggioranza con 14 voti (non è stato votato da Varese e Cantù) dai club di A come rappresentante di Legabasket in seno al Consiglio federale dopo le dimissioni di Anna Cremascoli (Cantù) in seguito al caso del tesseramento contrastato di DeJuan Johnson.
Dopo la spaccatura creatasi a seguito della consultazione del presidente Marino con i club, i due poli si sono ricompattati sul nome dell’ex centro della nazionale, uno degli eroi del primo titolo europeo del 1983, e dei titoli della Scavolini,
Costa ha poi operato come gm a Fabriano, Napoli, Roma, Brescia, Forlì, prima di tornare a Pesaro nel 2013 in veste di presidente operativo, gestendo il dopo-Scavolini nel migliore dei modi, e con mezzi limitati, fino a raggiungere la salvezza l’anno passato nell’appassionante testa a testa vinto con Caserta, poi ripescata in A al posto di Roma.
In Legabasket il problema sul tavolo, adesso, è raggiungere un accordo con l’Associazione Giocatori per il tesseramento “6+6”, e cioè 6 italiani e 6 stranieri senza più la distinzione di passaportati, oriundi di formazione e così via. Un tasto delicato, da affrontare verificando le norme europee per evitare sanzioni.
Per quanti riguarda Marino, la presenza di Petrucci è stato il suo salvagente perchè si sta adoperando per il passaggio dei club nel campo della FIBA per l’Europe Champions che partirà il prossimo anno come antagonista dell’Euroleague nuovo formato.
Ma almeno la metà dei club è d’accordo perchè il suo mandato si chiuda a giugno. Insostenibie il doppio ruolo di presidente di Brindisi e dei club, serve un personaggio superpartes, ma la possibiltà di vedere Toto Bulgheroni slitta a fine giugno. In assemblea si è accennato a questa ipotesi fugacemente, l’intento era in questo momento quello di essere uniti.
Ario Costa, il simpatico e sempre corretto “Arine”, è il primo giocatore azzurro a sedere nel Consiglio Federale. E certamente il più alto, con i suoi 211 centimetri.
A cura di Enrico Campana