Bianchini sceglie una metafora sullo scudetto non assegnato

Valerio Bianchini, uno dei personaggi più significativi della storia della pallacanestro italiana, si è espresso con una singolare metafora sullo scudetto 2019/20 non assegnato a causa della chiusura anticipata della stagione per l’emergenza Coronavirus: “Si parla della Virtus e del suo scudetto virtuale, ma se non è in bacheca non è scudetto – ha scritto su Facebook -. Niente altro da dire, se non che la promettente stagione della Virtus rimarrà per sempre un coitus interruptus”.

Il Vate ha poi raccontato, in un’intervista a Sky Sport, le emozioni dello scudetto vinto sulla panchina della Virtus Roma nella stagione 1982/83, primo e finora unico tricolore della società capitolina. L’avversario era l’Olimpia Milano del suo principale rivale, Dan Peterson. Roma si impose per due partite a una.

“Roma viveva un momento straordinario – ha raccontato Bianchini -, era la Capitale non solo dei ministeri e del cinema, ma anche dell’impresa. C’era la voglia di sfidare Milano, i romani scoprirono la pallacanestro che mai come in quel periodo fu competitiva. Il nostro scudetto ruppe l’incantesimo del Nord e favorì quelli di Pesaro e Caserta in anni successivi”.

“In quella finale si confrontavano giocatori straordinari – ha poi spiegato il tecnico 76enne -. Da una parte il play era il leggendario D’Antoni, dall’altra Larry Wright, al primo anno in Italia dopo l’Nba. Era un grandissimo attaccante e non voleva mai perdere, aveva un’eccezionale mentalità vincente. In finale abbiamo vinto la prima delle tre partite, poi a Milano Peterson mise un grande difensore come Gallinari su Wright, che finì in ombra”.

“Nella terza gara – ha poi concluso Bianchini, che a Roma vinse anche Coppa Campioni e Intercontinentale – Wright tornò decisivo, e portammo a casa lo scudetto”.

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