La qualificazione ai quarti di Champions League, ottenuta in carrozza dopo aver già vinto all’andata contro Sassari, acquisisce per Burgos un’inattesa venatura polemica dopo le parole del coach Joan Penarroya:
“Come prima cosa voglio è dire che sono felice di accedere ai quarti. Abbiamo vinto la serie con merito dopo una settimana in cui io, come sportivo, mi vergogno per quello che hanno fatto i nostri avversari. Non so chi sia il responsabile ma (mi vergogno di) quello che hanno fatto davanti ad una situazione che è più grande di qualsiasi evento sportivo o partita di pallacanestro. Io credo che il teatrino che hanno fatto ‘Gioco, non gioco, me ne vado, non me ne vado’non ha ragione di esistere”.
“Primo – prosegue Penarroya – Noi non siamo medici e ci sono autorità sanitarie che decidono su certi argomenti. Minacciano parlando della salute dei loro giocatori quando il focolaio europeo del coronavirus è nel loro paese. E 19 professionisti del San Pablo Burgos la settimana scorsa sono andati in Italia. Abbiamo rispettato le decisioni delle loro autorità in materia di salute”.
“Abbiamo giocato una partita in un palazzo pieno di gente, ci siamo stretti le mani, ci siamo abbracciati, siamo dovuti rimanere per 8-9 ore nell’aeroporto a Roma, un posto problematico. Ma noi non abbiamo fatto alcuna polemica come l’hanno fatta loro. ‘Ci dobbiamo allenare, non ci dobbiamo allenare’. Poi stavano in piscina o a passeggio per Burgos. Sono contento di averli eliminati”.