A Bruno Cerella e Tommaso Marino non bastava il semplice basket giocato ed insieme i due cestisti (il primo dell’Olimpia Milano, il secondo della BluBasket Treviglio) hanno fondato Slums Dunk Onlus, un’associazione benefica volta a portare la pallacanestro in alcune delle zone più povere dell’Africa. Sportal.it li ha intervistati riguardo al loro progetto.
Tommaso, in cosa consiste Slums Dunk Onlus?
“Slum Dunk è un progetto che unisce l’educazione alla pallacanestro. Lo scopo principale è quello di educare e aiutare con il basket chi sta peggio, dare opportunità a ragazzi delle zone più povere delle città africane di avere uno sbocco. Solitamente finito l’orario di scuola vengono lasciati per conto loro e lì interveniamo noi dandogli una possibilità di fare pallacanestro con materiali e strutture adeguate. E’ iniziato 5 anni fa e il fulcro del progetto è Mathare (baraccopoli in periferia di Nairobi) in cui abbiamo creato una basketball academy nella quale aiutiamo ogni giorno circa 100 ragazzi, con un campo e degli allenatori formati. Come staff tecnico sul posto abbiamo istruito negli anni 10 allenatori, 2 di questi hanno la responsabilità di portare avanti il progetto e sono rimborsati. Tutti ci mandano feedback degli allenamenti e del progetto perché è molto importante”.
Bruno, com’è nata l’idea?
“Ho finito di leggere un libro che mi ha dato la spinta per fare qualcosa di benefico, si chiama “Il risveglio di leader” ed è una sorta di guida spirituale di in autore americano. Da lì sono partito con l’idea di fare qualcosa senza sapere precisamente come o cosa. Mi affascinava il fatto di conoscere un’altra cultura attraverso la pallacanestro, così siamo arrivati in Kenya dove si parla inglese e c’è passione per lo sport, entrambe cose fondamentali. il primo anno abbiamo visitato molte baraccopoli giocando e conoscendo la realtà, e alla fine abbiamo scelto Mathare”.
Tommaso, quali progetti avete in mente per il futuro?
“L’estate prossima andremo a Nairobi e a Kisumo, una città che si affaccia sul lago Vittoria in Kenya, ed in un’altra località nel sud dello Zambia, Monze, per riproporre il progetto. Ci siamo già stati e serve trovare i finanziamenti per poi buttare giù un progetto di reclutamento ragazzi e in più fare un campo o sistemarne uno”.
Bruno, come hai conosciuto Tommaso?
“Ci siamo conosciuti quando abbiamo giocato assieme a Teramo, siamo capitati insieme al nord. Una sera ero a cena da lui e gli ho detto che mi sarebbe piaciuto fare quest’esperienza di vita, lui ha detto di sì. L’avrei fatto da solo anche volentieri, ripeto volevo fosse un’esperienza di vita, oggi però ci ritroviamo con un progetto molto grande anche se siamo partiti con l’idea di fare qualcosa di semplice e di viverla dal punto di vista umano migliore. Abbiamo moltissime persone che ci sostengono e il progetto va avanti grazie a questo”.