I rimpianti e le preoccupazioni dell’imprenditore costretto a ritirare la Virtus Roma dal campionato di basket.
Continua a fare rumore l’addio della Virtus Roma a stagione in corso, una notizia che ha scosso il mondo del basket, e più in generale dello sport italiano, negli ultimi giorni.
Dalle colonne del ‘Corriere della Sera’, Claudio Toti, che fino all’ultimo è rimasto al timone della società capitolina, ha chiarito alcuni punti su quanto accaduto lanciando un’accusa al movimento in generale: “Sono preoccupato, molte società vivono sui ricavi da pubblico e quella voce oggi è zero. Non c’è visibilità, i contratti televisivi sono irrisori, la tassazione sui contratti dei giocatori è insopportabile. La Lega è divisa e litigiosa, troppo poco indipendente dalla Federazione. La vedo durissima”.
Sull’addio alla scene della Virtus Roma, Toti ha rimpianti ma non individua colpevoli specifici: “La prima sensazione è una grande delusione per ciò che non sono riuscito a fare – ha detto -: trasferire la società in mani sicure, darle una prospettiva, garantirle quel progetto che la sua storia avrebbe meritato. Ma non mi sento di individuare colpevoli. La verità è che dopo molti anni passati a ripianare in prima persona le perdite, la situazione diventa ingestibile e se il deficit è sistematico bisogna chiedersi se sia giusto andare avanti.
“Prima del Covid abbiamo iniziato a dialogare con un’azienda italiana e c’erano ottime prospettive – ha aggiunto -. Poi tutto si è fermato e non so perché. Subito dopo un gruppo farmaceutico americano ha fatto una prima offerta, abbiamo discusso, avevano intermediari credibili. Difatti, ho deciso di iscrivere la squadra al campionato. Arriva il Covid, la pandemia, tutto si complica. La trattativa più seria è stata l’ultima, con la Kian Investment”. Ma, come noto, non se n’è fatto nulla: “Ora invece stiamo valutando il percorso più consono per provare a salvare il nome Virtus” ha poi spiegato Toti.
“Dove mi fermerei? Forse all’anno dell’autoretrocessione in serie A2. Ecco, li era già chiaro che fronte di ricavi inesistenti sarebbe stato difficile andare avanti. La passione e la speranza hanno avuto la meglio, ma ho solo prolungato un cammino segnato. Avrei dovuto chiudere allora” ha concluso l’imprenditore.