Dan Peterson sconcertato dall’Olimpia Milano

Le parole di Dan Peterson

Non si è ancora spenta l’eco dell’incredibile sconfitta subita dall’Olimpia Milano. In particolare, la Gazzetta dello Sport ha pubblicato un editoriale firmato da Dan Peterson dal titolo già eloquente: “La rimonta da -27 è sconcertante. A Milano serve un play puro come D’Antoni”.

“Cosa volete che vi dica? No, non ho mai visto in una partita sola (in due partite sì) una rimonta da -27 come quella dello Zalgiris Kaunas contro l’Olimpia Milano al Forum di Assago giovedì scorso. No, non ho mai visto, o almeno non me lo ricordo, una squadra segnare 37 punti in un quarto come ha fatto lo Zalgiris nell’ultima frazione di partita. Le cifre e il risultato sono impietosi”.

“Quando allenavo e mi capitavano situazioni molto negative ero quasi sempre convinto che la colpa fosse del nostro rendimento fisico. Non parlo di muscoli. Parlo di resistenza fisica: polmoni, cuore e gambe. Se è così, state certi che coach Ettore Messina farà fare ai giocatori un lavoro terrificante in allenamento per recuperare quei 13 minuti di energia che sono mancati giovedì. Poi, il ruolo chiave: il playmaker. Oggi è tutto diverso: non solo l’Olimpia non ha un play “puro” come Mike per battere pressing, far andare il contropiede, far funzionare il gioco ed evitare i blackout: il punto è che quel tipo di giocatore (regista e non solo realizzatore) non esiste più. O quasi…”.

“Parentesi: non voglio mancare di rispetto a Dimitrijevic, Bolmaro o a Flaccadori. Sono ottimi giocatori, ma sono delle “combo”, cioè delle guardieplay. Il play “puro” è un’altra cosa ed è la chiave di ogni grande squadra. È lui che non permette i blackout come quello di giovedì al Forum. Quel tipo di giocatore non perde la palla, trova l’uomo giusto, ispira fiducia e, più importante, risolve ogni problema con il suo genio tecnico e mentale. Se Milano “trova” quel pezzo ha tempo per le rivincite. Ripeto: siamo a ottobre. Un filo di luce alla fine del tunnel c’è. Basta solo camminare verso quella luce. Anzi, correre”, ha concluso il leggendario coach.

Articoli correlati