Giancarlo Fercioni, regista principe di Sky per quanto riguarda il basket, per Sportal.it fa un’analisi della situazione della pallacanestro italiana, con particolare attenzione agli impianti che ospitano le partite e alle riprese televisive.
“Buio e controbuio, Per i giocatori di poker il messaggio è chiaro, così come per chi segue il basket in questo momento: il lancio di un campionato in cui ritorna una grande firma che deve dimostrare di essere ancora grande, la Virtus Bologna e quella apparentemente più grande (anche la stagione scorsa) che si è sgonfiata sul finir della stagione passata, Milano – evidenzia Fercioni -. Poi c’è la squadra campione in carica che è costretta a dimostrarsi tale, cioè la cosa più difficile per la Reyer Venezia e l’outsider Trento che sta ripartendo sembra col piede giusto, cioè quello delle riconferme. Dietro ci sono movimenti da fare invidia a Calciomercato per il numero di nomi in gioco, non per le cifre, che qui sono alte ma molto più umane, con alcuni casi di grande risonanza quali la collocazione e la ricostruzione di un Alessandro Gentile, il rientro di Mussini e i rinforzi per le squadre che parteciperanno a Coppe e Coppette. Tutto questo in impianti che non sembrano mostrare novità. Certo, c’è la situazione Pianella 2.0, che però trattandosi di Cantù che è già recidiva con la piramide di Gregotti e il PalaTurra, fa stare i suoi tifosi con le dita incrociate anche dei piedi. Reggio Emilia insiste con i lifting alla vecchia signora PalaBIgi, che sempre vecchia signora rimane e mantiene (capienza a parte) la sua veneranda età. La Virtus, nonostante la possibilità di giocare in uno dei migliori impianti italiani, a Casalecchio, pare insista nel giocare nel mitico (ma sottodimensionato) PalaDozza e le altre squadre navigano a vista negli stessi impianti di sempre, dove si danno due mani di vernice, dieci poltroncine imbottite, tre tende per schermare il sole nelle partite diurne e si vendono per nuovi. Il controbuio è dato dallo scoprire chi proporrà sui media, televisione, radio e web le partite e come. Le finali sono li da rivedere, se uno ha il coraggio di farlo, e non per l’intensità e la qualità del gioco ma per il modo slegato e spesso poco comprensibile delle riprese”.
“Continuo a sostenere che per fare uno sport di squadra occorre una regia di squadra, in cui ognuno abbia un ruolo che conosce bene , in modo da raccontare quello che succede nel modo più chiaro possibile. Un medico è un medico e per medicare un taglio in pronto soccorso va bene, però se un paziente deve essere operato al cuore, forse è meglio che ci metta le mani un cardiochirurgo piuttosto che un ortopedico, con tutto il rispetto….”, la zoomata finale del regista.