La Dinamo Banco di Sardegna si prepara al doppio impegno casalingo: domenica alle 12 a calcare il parquet del PalaSerradimigni sarà la Fortitudo Bologna per il lunch match della quarta giornata del campionato mentre mercoledì è in agenda la prima della Basketball Champions League contro Galatasaray.
Gianmarco Pozzecco ha presentato la sfida con la Fortitudo ma, prima di proiettarsi verso la partita di domenica, il tecnico biancoblu ha fatto una dedica a posteriori: “Dopo la partita di Roma ho dimenticato di dedicare la vittoria a Ferdinando Gentile, il primogenito del nostro Stefano: il solo nominarlo è uno tsunami per il mondo del basket italiano, chi come me ha affrontato Nando Gentile – suo nonno – sul campo sa che emozione susciti pensare che le prossime generazioni dovranno vedersela sul parquet con un suo omonimo. Gli dedichiamo anche se in ritardo la vittoria di domenica scorsa perché siamo entusiasti di condividere la gioia del suo arrivo con Stefano e Altea”.
Spazio quindi all’analisi verso il lunch match: “Anche poco fa mi ha fermato un tifoso per chiedermi se Justin Tillman domenica giocherà: siamo chiaramente tutti eccitati e desiderosi di vederlo sul campo, al momento si sta allenando ma dovremo valutare insieme allo staff medico e alla società se provare a farlo giocare. Burnell non si è allenato per un paio di giorni ma è tutto regolare, ha ovviamente fatto gli esami di rito e per fortuna è tutto ok. A questo proposito approfitto per ringraziare il Professor Sergio Babudieri, il Dott. Catello Panu Napodano e tutto lo staff che si prendono cura della Dinamo e di tutta la comunità. Dobbiamo essere grati a quelli che sono i veri eroi in questo momento e ringraziare di cuore lo staff sanitario sassarese che sta lavorando con grande professionalità”.
Il campionato riserva sempre sorprese: “È vero che la scorsa settimana abbiamo visto squadre blasonate perdere contro squadre che in quel momento non sembrava potessero impensierirle. Siamo consapevoli che non mancheranno le sorprese, si vincono il 58% di partite in trasferta -lo sappiamo sulla nostra pelle- e questa è una preoccupazione per domenica. Noi vogliamo creare un’identità che ci permetta di giocare bene a pallacanestro e di conseguenza vincere le partite. Sono contento perché già domenica ho visto un segnale forte e sono soddisfatto per come ho visto lavorare la squadra. A Roma nel primo quarto abbiamo concesso 8 punti pei primi 3 minuti poi nei restanti 7’, grazie a una crescente tensione difensiva, gliene abbiamo concesso solo 4. È evidente che c’è stato un segnale forte dal punto di vista della collaborazione in difesa, offensivamente poi siamo andati dentro e questo fa davvero la differenza”.
L’avversario di domenica è una squadra che, come la Dinamo, ha cambiato tanto…“La Fortitudo è una squadra che ha cambiato molto e, come noi, vive la problematica di dover assemblare una squadra ex novo. Hanno preso un giocatore come Happ che può essere l’ago della bilancia nel loro gioco, ma siamo squadre che differiscono molto come concetto, costruite in maniera diversa”.
Per Gianmarco Pozzecco quella con la Fortitudo è una sfida speciale? “Con la Fortitudo non è mai una sfida come le altre, anche se penso e spero che sarà più emozionante al ritorno quando giocheremo a Bologna, auspicandoci che sia a porte aperte perché vorrebbe dire che abbiamo superato questo momento difficile. Affinità tra gli allenatori? Parlo per me ma credo che io e Meo siamo accomunati dalla consapevolezza che siano i giocatori a fare la differenza in campo e a vincere le partite, l’estremo rispetto per i nostri giocatori”.
In un momento in cui fare gruppo è fondamentale, sembra che la categoria degli allenatori fatichi a essere coeso… “La cosa che vivo con grande riluttanza è che quando giochi hai la sensazione che il tuo allenatore sia focalizzato sul discorso di squadra. La parte più difficile -e lo ha detto un grande allenatore non io- è riuscire a mettere insieme gli obiettivi personali con quelli della squadra. Il nostro compito è che i giocatori comprendano quanto importante sia la gratificazione di vincere dal giocare di squadra ed essere squadra, fare gruppo. E invece quando andiamo a discutere tra di noi non riusciamo a fare squadra come dovremmo, penso sia davvero paradossale”.