“Difendiamo il pre-olimpico, siamo in contatto con la FIBA”, il presidente del CONI Giovanni Malagò puntella (e marca stretto) la Fip di manica larga che alla revoca – per ora dimostrativa – delle deleghe a Legabasket non ha preteso seguissero i fatti. Vogliamo parlare della commedia dell’assemblea dei club? E così adesso comincia a paventare di poter perdere in extremis il preolimpico di Torino (4-10 luglio) quando è già cominciata la vendita dei biglietti (120 euro il parterre), preolimpico per il quale il Governo Renzi ha stanziato 2,5 milioni di euro e quindi ci vuole mettere becco perchè l’evento è una cinghia di trasmissione importante per l’Operazione Roma 2024 sostenuta anch’essa da Palazzo Chigi. Inoltre il buon rapporto con la FIBA con le oltre oltre 200 nazioni, le relazioni con i paesi asiatici, soprattutto la Cina può portare i voti necessari di un mondo planetario parallelo al calcio per battere Parigi (le altre alternative sono Los Angeles e Budapest) nella votazione del CIO nel settembre 2017. Pazienza – sempre parlando del Bomba, come lo chiamano famigliarmente a Rignano sull’Arno, se la sua Fiorentina Basket lotta per salvarsi in serie B e il fiorentino Palamandela nonostante i 550 milioni spesi per il restyling venga disertato dal grande basket anche se in vista dei playoff magari potrebbe approfittarne Pistoia per giocare qualche partita essendo diventata dopo il fallimento della potentissima Mens Sana, la brillantissima bandiera di Toscana.
Quel che stupisce è che Gianni Petrucci non sia andato al nocciolo della questione ricevendo a Roma i tre messi (lasciamo stare la parola saggi, per carità di patria) di Lega. E – a meno che gli stessi non abbiano travisato o compreso cosa significasse la sua di compattezza – non sia riuscito a spiegare al trio in missione che la priorità tassativa dell’assemblea di Lega del 15 aprile era ufficializzare una cosa sola: se le 3 ribelli (Sassari, Reggio Emilia, Trento) avevano provveduto ad annullare i patti con l’Euroleague, più che mai col lancio del comunicato ufficiale col quale confermava la partecipazione dei 3 club in questione. Un segnale di sfida aperta, no?
Magari era bene anche affrontare l’aspetto procedurale della scelta dei 3: si sono offerti loro, o sono stati “adescati” da Barcellona che aveva bisogno di fare mercato per presentare Eurocup con adeguata partecipazione italiana? L’aspetto è importate, perchè nel primo caso scatterebbe l’articolo fondante delle Federazioni: la violazione del principio di lealtà e correttezza. Sia nei confronti della Fip in quanto autorità politica e legislativa e sia nei confronti degli altri 13 club per l’aver preso un vantaggio al di fuori da un risultato sportivo in quanto fino all’anno passato in Eurocup le squadre andavano per onor di classifica. Perchè, ad esempio, Sassari o Pesaro no? Pur avendo vinto quest’ultima più scudetti e disponendo la più bella arena pubblica d’Italia?
E’ andata così… Un fiducioso Patrick Baumann ha atteso l’esito dell’assemblea di Legabasket di venerdì, ci ha riflettuto alcune ore e dopo le 22 dello stesso giorno, orario insolito essendo già in fase di week end, è partito in contropiede. E con un Tweet notturno ha deciso di passare alle maniere forti, minacciando di squalificare per i prossimi europei 14 paesi, fra cui l’Italia. Il motivo: aver deciso, alcune loro formazioni, di non aderire al progetto Europe Cup (la nuova Coppa dei Campioni della FIBA connessa alla rivoluzione dell’attività delle nazionali con 9 finestre dal 2017 ai mondiali 2019 di Cina) e passare armi e bagagli ai suoi concorrenti del consorzio privato Euroeague/Euocup.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso, per il capo della FIBA l’avvocato italo-svizzero che porta lo stesso cognome del” padre” della ginnastica, che stava monitorando la tentennante gestione italiana dopo avergli dato uno dei tre tornei preolimpici, e l’aver capito perfettamente che le decisioni assunte dai club di A non erano altro che il menare il can per l’aia: la visita dei messi a Roma, gli scrutinatori per la selezione dei possibili candidati per i nuovi vertici di Lega, la dimissioni del presidente Marino rimpiazzato immediatamente – stile status quo ante? – dal consulente per gli affari fiscali e finanziari senese Egidio Bianchi. Inserito nell’organismo dei club dopo aver svolto il ruolo di liquidatore della Polisportiva Mens Sana per il fallimento della sezione basket.
Adesso Petrucci corre ai ripari: l’ultimatum della FIBA scade mercoledì 20 aprile. L’Italia è nella lista dei sei paesi fra cui anche Grecia, Israele, Lituania, Polonia e Turchia che dovranno dimostrare entro il 20 di non avere le proprie squadre accordi o relazioni in essere per giocare in Euroleague e Eurocup quindi significa anche le 11 licenziatarie della competizione maggiore fra cui l’Armani.
“Presto che è tardi?”, potrebbe essere la frase con cui il presidente tornato al basket dopo gli anni al CONI convinto che gestirlo sarebbe stato un gioco da ragazzi, riceverà i messi a capo dei quali ci sarà il presidente-traghettatore di Legabasket Egidio Bianchi. A proposito: il commercialista tarantino-senese vanta tanti incarichi ma una storia di diplomatico tutta da scrivere. Idem quella nel basket, a parte incarichi tecnici delicati. Guarda caso, ha avuto però a che fare due anni a Rimini con Petrucci e il suo vice Laguardia, non come consulente di Legabasket entrambi sorpresi di vederlo in veste di consulente del presidente della Polisportiva Mens Sana, Piero Ricci, per richiedere l’ammissione al campionato di serie B e la possibilità di salvare dal fallimento del quale era il curatore il vivaio.
Forse i club di A dovrebbero fin d’ora convocare un’assemblea straordinaria per martedì 19 o mercoledì 19 per votare il sì o il no alla FIBA. Che in questa sua azione ha troppo livore e consacra col suo ukase i principi dimenticando il fattore agonistico e sportivo e pecca di avarizia riservando solamente all’Italia due posti (più una terza squadra alle qualificazioni) nella sua Europe Champions che partirà la prossima stagione. Se l’Italia non riga dritto, il preolimpico potrebbe essere organizzato dai tedeschi, e inoltre gli arbitri italiani interdetti per analogia, e così le nazionali giovanili. E sarebbe il caos e forse anche la fine del sistema imperfetto di gestione dello sport italiano degli ultimi anni, riforma per riforma meglio un ministero dello Sport con Giovanni Malagò.
A cra di ENRICO CAMPANA.