Nella porta girevole della NBA molte gare vengono decise dall’assenza di un giocatore perno, ma può succedere anche che il rientro di un pezzo da novanta sia un boomerang per la propria squadra. Naturalmente questo dipende quasi sempre dal peso specifico del soggetto, perchè il confine fra il valore una star e l’altra nel cosiddetto “starsystem” dipende dall’ego, o meglio dal limite che non raramente sconfina nell’ipertrofia.
E’ il caso, per fare due-tre esempi tratti dalla cronaca del maxi-turno del lunedì che ha fatto registrare 5 vittorie esterne su 10 gare, precisamente Boston a Brooklyn valso la parità nella serie (2/2), San Antonio a Milwaukee (col maggior punteggio, 123 punti) Houston a Utah, Sacramento a Oklahoma e Memphis a Portland.
Col pezzo più importante della premiata ditta dei Thundercity in panchina in elegante “taglio Armani”, e cioè Kevin Durant fermo precauzionalmente per la lussazione di un pollice, i Kings hanno avuto la strada spianata verso il successo più prestigioso della stagione, stagione che potrebbe volgere ai playoff (con 14/20 ha superato i Blazers al 9° posto al’Ovest) considerando le operazioni di mercato e le ultime uscite e le superdoppie del suo asse di ferro nel fortino di una delle 4-5 squadre in grado di vincere l’anello.
La squadra di George Karl non si è fatta scappare l’occasione grazie alle spettacolari prestazioni del suo infiammabile centro motivatissimo per entrare fra i 12 del Dream Team a Rio e il mago del passaggio. Il duo si è issato al top del turno per punti (33 Cousins), rimbalzi (19 Cousins) e assist (19 Rondo) decisivo è stato Marco Belinelli incarnatosi nelle ultime 3 gare nel perfetto “sesto uomo” (21 punti) anche se è stato in verità uno degli ultimi cambi di una panchina dove nel suo ruolo c’è un’incredibile concorrenza di ben 4 giocatori.
Chiuso l’anno con 3 sconfitte il 2016 si è annunciato con due vittorie importanti per i Kings e Belinelli ha fatto sentire la sua voce, con 22,7 punti di media (totale 68 punti), che premiano l’investimento triennale del club dell’asiatico Tananarive per un totale di 19 milioni. Il cecchino bolognese è sopra alla media in carriera (11,5 stagionale contro il 9,6 totale) e come minutaggio (23 per gara) anche se le sue percentuali di tiro al netto dell’ambientamento al ruolo di shooting guard pura e non di guardia-tuttofare come coi Bulls e gli Spurs sono ancora inferiori.
Il rientro di Damien Lillard dopo un’assenza di 7 gare per una fascite al piede e le 6 vittorie consecutive della sua squadra grazie all’esplosione di CJ McCollum, la guardia più incisiva delle ultime due settimane nella NBA (25,6 punti per gara) ha portato alla luce problemi di convivenza e la brusca frenata della franchigia dell’Oregon. II peggior punteggio della giornata (78 punti in casa contro i 91 di Memphis col rientro di Matt Barnes scontati due turni di squalifica) è da ascrivere – senza tanti giri di parole – alla star tascabile della squadra di Terry Stotts: 17 punti in 36 minuti, 4/14 2 triple su 19, 7/7 dalla lunetta, 7 assist e 7 palle perse. Con una bella faccia tosta, Lillard ha minimizzato la sua prestazione: “Sono contento di aver giocato, per la verità non mi ero messo addosso grandi aspettative”.
Sicuramente non la pensa diversamente la squadra che aveva trovato il miglior equilibrio della sua altalenante stagione battendo i Cavaliers e due volte Denver nelle ultime sei uscite, soprattutto CJ McCollum che ha segnato solo 16 punti con 6/18, 1/7 da 3 non avendo più in mano le redini del gioco.
Rientro benefico (30 punti) invece per Stephen Curry non ancora completamente guarito dalla contusione allo stinco ma recuperato al tiro (5 triple su 10, 30 punti come Klay Thompson ma con 6 triple su 13), anche se in questo momento la star è l’incredibile Draymond. Da tempo vado sostenendo “ereticamente” che non mi sorprenderei nel vedere il 25enne del Michigan come il nuovo LeBron. Le ultime 3 gare confermano con una sensazionale tripla tripla-doppia l’inarrestabile ascesa della versatile ala forte forgiata da Mike Izzo, il coach di origine italiana di Michigan State, e sottovalutato nel draft di di tre anni fa quando fu scelto dai Warriors solo al 2° giro come n.35. La sua progressione nella NBA ha favorito quella della squadra. Dopo essere stato il giocatore all’inizio da scoprire, poi il sesto uomo e lo starter è passando da 2,9 punti, 3,3 rimbalzi e 0,7 assist da rookie nel 2012-13 a 6,2, 5 rimbalzi e 1,9 assist del secondo anno a 11,7, 8,2 rimbaz e 3,7 assist nel 2014-15 e a metà della regular season ha raddoppiato gli assist e migliorato tutte le altri voci del suo gioco, 15 punti, 9,5 rimbalzi, 7,5 assist. E la sua squadra ha perso solo 2 gare facendo collezione di primati. Oltre che un atleta generoso è anche simpatico e dopo a sconfitta a Oakland a fine gara Gallinari gli tributato un abbraccio davvero caloroso. In 34 partite è alla sua 7.a tripla-doppia e a 3.a consecutiva con la quale ha battuto il record di Tom Gola, un ex Warriors di oltre mezzo secolo fa.
“Oh ragazzi, la tripla doppia è molto difficile e quando ci provi è impossibile riuscirci”, ha spiegato dopo l’ultima impresa del 4 gennaio con Charlotte (111-101, 13 punti 15 rimbalzi 10 assist) preceduta da quella del 2 gennaio con Denver (111-108 dts, 29 punti, 17 rimbalzi, 14 assist) e del 31 dicembre a Houston (114-110, 10 punti, 11 rimbalzi, 16 assist). Anche nelle altre 4 performance i Warriors avevano sempre vinto (2 volte con Phoenix, 1 con Sacramento e Brooklyn),
RISULTATI 4 gennaio: CLEVELAND-Toronto 122-100 (25 K.Irving 10/16 2/5 da 3, 24 JR Smith; 23 K.Lowry +10a 3/5 da 3); Philadelphia-Minnesota 109-99 (21 I.Smith 10a; 20 S.Muhammad, 7 R.Rubio +10a 3/11 0/2 da 3); Brooklyn-BOSTON 94-113 (23T.Young +15r, 12 Boj. Bogdanovic 12r, 21 J.Johnson, 0 A. Bargnani 0/1 4′; 25 J.Crowder, 19 I.Thomas, 12 E.Turner +11r); DETROIT-Orlando 115-89 (17 A.Drummond 12r, 21 K.Caldwell-Pope 5/8 da 3; 18 V. Oladipo); MIAMI-Indiana 103-100 dts (31 C.Bosh +11r, 27 D.Wade; 32 P.George 5/13 da 3 7r, 10 J. Hill +12r); Milwaukee-SAN ANTONIO 98-123 (19 K.Middleton, 11 G. Antetokounmpo; 24 K.Leonard 9/12, 16 L. Aldridge + 11r); Oklahoma-SACRAMENTO 104-116 (25 S. Ibaka 3/5 da 3 7r 5st, 20 A.Morrow, 17 R.Westbrook 15a, 8 r, ng K.Durant; 33 D. Counsins +19r tl9/10, 21 M. Belinelli 6/13 2/5 a3 t 7/8, 2r 1a 1pe 34′ 13 R.Rondo +19a 5/11 0/2 tl 3/8 5 rec 6pe); Utah-HOUSTON 91-93 (23 R.Hood, 20 G.Hayward; 30 J.Harden 9/25 4/12 da 3, 16 D. Howard +13r); Portland-MEMPHIS 78-91 (16 CJ McCollum 6/18 1/7 da3, 15 AF. Aminu + 14r; 26 Z.Randolph +18r, 7 M.Gasol 3/12 6r); GOLDEN STATE-Charlotte 111-101 (30 S.Curry 5/10, 30 K.Thompson 6/13 da 3, 13 DraGreen + 15r, 10 a 1/2 da 3; 22 K.Walker, ng N. Batum).
A cura di ENRICO CAMPANA.