Curry 40 punti, i Warriors puntano al bis

Mentre con un’operazione di lobby mediatica delle sue, mettendo all’asta i suoi trofei per raccogliere due milioni di dollari per aiutare le famiglie bisognose, Metta World Peace (35 anni) è riuscito in extremis a entrare nei 15 (e l’anno prossimo dovrebbe essere l’assistente di Byron Scott) soffiando il posto a Jabari Brown , giovane (22 anni) in ascesa che dal suo arrivo ai Lakers aveva cifre interessanti (12 punti, 2,1 assist, 1,9 rimbalzi), la NBA offre uno scenario cristallizzato per la giornata inaugurale della nuva stagione.

Stephen Curry ritira fra gli applausi dei suoi tifosi l’anello della storica vittoria dei Warriors dopo 40 annni e gli sembra giusto suggellare il momento con 40 punti. Il suo show del tutto identico a quella di gara1 della finale per il titolo con Cleveland che, da parte sua,  davanti al presidente americano Barack Obama diviso per il tifo per i suoi Bulls e quello per Lebron ha iniziato con una sconfitta grazie alla stoppata provvidenziale rifilatagli nel finale da Pau Gasol. La più importante delle 6 stampate in faccia ai vicecampioni della NBA, togliendo il tiro del pareggio ai vicecampioni. Importante però a fil di sirena  anche il recupero felino di Jimmy Butler sul passaggio in area per LeBron  che compatibilmente al problema alla spalla ha fatto la sua parte con una doppia-doppia (25 puti e 10 rimbalzi)  e 5 assist.

Kevin Love si sta avvicinando gara dopo gara al suo standard dopo l’operazione alla spalla e  ha portato 8 rimbalzi ma al tiro deve ancora riacquistare sicurezza (6/17) . Il problema è rivedere subito il  Tristan Thompson  dell’anno scorso. L’armadio canadese  ha concluso solo alla vigilia della nuova stagione il braccio di ferro con il suo club costretto a sforare il tetto salariale, un sacrificio pesante, spuntando un contrattone (84 milioni, più del doppio dell’offerta iniziale, per 5 anni) e nella sua prima partita  ha segnato solo 2 punti compensando con 12 rimbalzi.

Nonostante la vittoria casalinga sono stati largamente inferiori negli assist (13 contro 26)  e meno ai rimbalzi (47/50)  i Bulls che replicano stanotte a Brooklyn con i Nets, la nuova squadra di Andrea Bargnani rimasto sempre in borghese nelle sette gare di preparazione.  Pau Gasol  con le 6 stoppate, una cifra incredibile pensando a chi aveva di fronte, si è fatto perdonare i 6 tiri su 7 sbagliati (solo 2 punti) ma è il leader carismatico di questa squadra  più di Jimmy Butler che pretende di esserlo ma non si esprime in questo momento con continuità.

Il dopo-Thibodeau è partito però con un successo prestigioso, e per il momento è quello che più conta. Col nuovo coach  Fred Hoiberg, ex Bulls minore,  la palla circola più veloce in attacco e sembra giovarsene soprattutto l’ispanomontenegrino Mirotic in crescendo. Nella sua seconda stagione è partito titolare al posto di Joaquin Noah onorando la fiducia come miglior giocatore della serata  per i Bulls (19 punti, 9 rimbalzi, 3 triple su 6), anche se probabilmente l’aspetto determinante è stata la prova convincente di Derrick Rose che ha tenuto sempre sotto pressione la difesa dei Cavs pur giocando al rientro  con la maschera  per la frattura allo zigomo sinistro che l’aveva costretto a saltare la preseason.

Il precampionato in bianco dei Cavs ha solo abbassato lievemente i favori del pronostico da parte delle varie agenzie di scommesse che assegnano sempre  il titolo 2016 alla formazione di David Blatt. In effetti considerati i molti problemi fisici e  l’assenza di Kyrie Irving, che però Mo Williams cerca di far dimenticare giocando con continuità (19 punti), la squadra ha un ottimo telaio con due gicatori per ogni ruolo.

Al termine di una giornata movimentata nella quale è tornato nella sua città natale per raccogliere fondi per il Partito Democratico con 80 ospiti che hanno pagato 33 mila dollari per sedersi alla sua tavola, Obama è arrivato all’United Center a partita iniziata e distratto un pò l’attenzione dalla gara. Ha stretto le mani agli spettatori in prima fila e salutando gli altri con un cenno. Tolta la giacca si è seduto accanto a Marty Nesbitt, uno dei finanzieri che l’hanno portato alla Casa Bianca e Presidente della Fondazione di Barack Obama, che sta progettando un futuro cuturale per il suo pupillo.

In una breve intervista al TNT, Obama ha elogiato la NBA perl’iniziativa per aiutare i ragazzi e giovani uomini di colore. “Tutti noi stiamo sostenendo i giovani disagiati e particolarmente svantaggiati con programmi mirati”, ha detto. Al suo fianco, attivissima anche la moglie Michelle vista la settimana scorsa ad Akron (Ohio), la città natale di LeBron James, per promuovere il suo programma per l’assegnazione di borse di studio  del college. Obama non ha mancato di esprimere la sua ammirazione per LeBron, uno dei suoi finanziatori: “Stiamo vedendo bene quale sia la statura del personaggio, sta facendo la differenza nella NBA”. Si parla in questi giorni di uno “Space Jam2”, il sequel del film con Michael Jordan dove  LeBron sarà la star e anche un co-produttore e la famiglia presidenziale potrebbe avere una particina. Il problema non sono i fondi, ma trovare  il piccoletto terribile che ai tempi era il popolarissimo Tyrone Bogues e oggi non ha eredi.

Alla Oracle Arena Steve Kerr ha partecipato alla festa (Ring Cerimony) cominciata con un simpatico balletto, poi si è ritirato negli spogliatoi per lasciare la squadra nelle mani del suo vice Luke Walton. A causa di una disgraziata operazione alla schiena, ha perso liquido spinale e il recupero ha tempi incerti. “Mi sono sentito crocefisso per non poter guidare la squadra, devo avere pazienza che però  in questo momento non è la mia miglior virtù”, questo il suo commento.

La squadra  che nella preseason aveva avuto alti e bassi, gli ha fatto un bel regalo giocando al suo potenziale.  Stephen Curry si candida al bis come MVP della stagione,  ha disintegrato con 40 punti (4 triple nei primi due tempi) New Orleans, la squadra dove è andato ad allenare Alvin Gentry il quale  dopo aver partecipato alla festa  ritirando  il suo anello come ex vice di Kerr ha sofferto per i suoi Pelicans dileguatisi al primo botto.   La superiorità dei Warriors  è stata impressionante: 56-33 ai rimbalzi e  29 assist (contro 21) hanno neutralizzato le 20 palle perse (di cui ben 7 di Klay Thompson al momento non all’altezza della stagione, come del resto il fratello a Varese. Ma anche chi non ha tirato bene (0/6 e 0 punti del brasiliano Leandro Barbosa, 3/12 per Harrison Barnes e il MPV delle finali dello scorso anno Andre Iguodala)  si è fatto perdonare come intensità di gioco e impegno:  probabilente un record vedere i primi 10 giocatori schierati portare un minimo di 4 rimbalzi a testa, fino al massimo dei 9 di Barnes che ha ripreso il suo posto dopo aver avuto un’estensione del suo contratto da matricola che lo vincola per altri due anni. Notevole anche la partita del centro Andrew  Bogut con maschera protettiva dopo la frattura al naso in preseason. Per finire il 90 per centro nei liberi, 20/22, per confermare che i Warriors, la prima squadra di Belinelli, non hanno la minima intenzione di cedere lo scettro.

New Orleans non ha messo a referto Bo McCalebb Top Scorer di Euroleague ai tempi di Siena, serata difficilissima per il giovane più pagato della Lega Anthony Davis, campione olimpico a Londra, imprigionato dai muscoli e dall’ardore agonistico dei Warriors: il 4 su 20  (con 0/2 da 3) dice tutto, è riuscito ad arrivare a 18 punti grazie a 10/15 dalla lunetta.
 
Sorpresa grossa ad Atlanta. Ad un anno di distanza dalla sconfitta casalinga contro i Cavs nella finale di Conference, gli Hawks hanno cominciato con una brutta sberla con Detroit squadra rigenerata da coach Van Gundy dopo il 22-60 della scorsa stagione che coinvolse anche Gigi Datome poi passato ai Celtics. I problemi dentro il club georgiano, col licenziamento del gm Danny Ferry per il “caso Deng”  a causa di una presunta frase razzista e il doppio ruolo conferito dal nuovo propretario californiano a Mike Budenholzer  coach-presidente. L’acquisto è costato oltre 900 milioni di dollari, da qui un mercato al risparmio che non ha convinto: dopo una buona preseason come starter, Kent Bazemore (0/3) ha fatto rimpangere la cessione di DeMarre Carroll (ora a Toronto). Inoltre  l’arrivo da San Antonio del brasiliano Tiago Splitter  e dal campionato spagnolo di Tavares, gigante di Capoverde, ancora troppo acerbo,  non ha compensato la partenza per Dallas di Zacha Pachulia.
 
Ecco spiegato il 40/59 ai rimbalzi, dove i Pistons si sono battuti come leoni e hanno avuto i primi 6 giocatori in doppia cifra tirando meglio da 3 (45%) che da 2 (38%) grazie alle triple del giovane Caldwell-Pope, la novità dell’ultima stagione, rientrato dopo problemi al piede (4/7, 21 puti), il turco Ilyasova (3/6) e Reggi Jackson (2/4) . “Molto bene, i ragazzi hanno fatto un lavoro infernale”, ha riconosciuto coach Van Gudy che sta ricostruendo la squadra attorno a un Andre Drummond padrone dei cieli, con 19 rimbalzi il migliore della giornata.  Fra gli sconfitti top scorer lo scricciolo tedesco Dennis Schroder (21 punti)  e in doppia cifra Paul Millsap (19) e Jeff Teague (18), troppo sottomessi i lunghi: una brutta sconfitta.
 
Stanotte seconda giornata-fiume, in campo con Gallinari assurto a star (14,5 milioni di dollari con prospettiva di arrivare a 16,5 i prossimi 2 anni) a Huston e Belinelli tornato in California per giocare con la maglia dei Kings nella quale si propone come titolare e non solo specialista per il tiro da 3.
 
A cura di Enrico Campana

 

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