Dopo Rio, la nazionale USA a Gregg Popovich

Svolta alla guida della nazionale americana dopo Rio. Il responsabile del programma dalle origini italiane, Jerry Colangelo, valutata  la disponibilità di Mike Krzyzewski – con qualche riserva dovuta alla sua lunga carriera – a guidare la squadra fino a Rio de Janeiro, ha scelto con anticipo   il suo successore dal 2017, Gregg Popovich. Si tratta del coach che ha vinto 5 titoli NBA (tutti con gli Spurs) e detiene il record come vittorie (1022 contro 470.).
 
“Le decisioni nella via sono tutto, ho pensato che questo fosse il momento giusto per un cambiamento”, ha spiegato il boss di USA Basketball  che  completerà a Rio la collaborazione con “coach K” con le  sue 71 vittorie e la sola sconfitta all’inizio del suo terzo mandato (alla quale sono seguite 63 vittorie consecutive) nel mondiale 2006 in Giappone. E col quale il Dream Team ha dominato dal 2008 con  due Olimpiadi (Pechino e Londra) e due mondiali (in Turchia e Spagna).
 
Coach K   sta già lavorando da questa estate  alle selezioni per scegliere i giocatori per la spedizione brasiliana, ma con la riforma della FIBA bisogna già guardare alla rivoluzione in atto.
 
La scelta  del Grande Istrione che non manca della provocazione nel suo bagaglio ha provocato un giudizio fra l’ironico e sferzante da parte di LeBron James per il quale Popovich richiama al protagonista delle famose pellicole cinematografiche di Francis Ford Coppola (The Godfather) : “La squadra Usa è in buone mani, come lo era con Krzyzewki. Più che un allenatore Popovich  è “Il Padrino” e ci siamo affidati a Michael Corleone”.
 
Il commissioner Adam Silver ha battezzato questa scelta con una frase diplomatica: “E’ fantastico che la USAB  passi da Coach K uno dei più grandi se non il più grande allenatore di college di tutti i tempi, a uno dei nostri  più grandi allenatori”. Ha omesso di specificare che la squadra sarà gestita per la prima volta anche da un loro presidente avendo negli Spurs il doppio incarico di coach e executive. Quale fra i 29 colleghi presidenti avrà il coraggio di contestare questa scelta, se Popovch li rappresenta tutti?
 
“Avevo una lista ridotta di candidati che cominciava e finiva con Popovich”,  ha chiarito  Colangelo e quindi non c’è stata una corsa a due fra il coach di origini slave e Doc Rivers,  il coach dei Clippers (ed ex Celtics). A Colangelo si debbono  i primi global games sul suolo italiano, quando lavorava per la NBA  e riuscì a portare per la prima volta in Italia i Suns e i Nets col placet del commissioner Stern coi quale Antonio Bulgheroni, lo sportman oggi presidente di Lindt Italia, ha stretto una forte amicizia.
 
Chiaramente si tratta  anche di una decisione politica, si parlava da tempo del desiderio della NBA di avere un proprio coach, dopo questa Olimpiade  il  format delle competizioni FIBA cambierà radicalmente e il mondiale, un tempo ancella dell’Olimpiadi (controllata invece dal CIO) diventerà la gara di punta e in analogia al calcio si chiamerà World Cup dalla prossima edizione prevista in Cina nel 2019 con 32 squadre (e 8 città coinvolte).
 
Soprattutto il nuovo sistema  prevede che anche il paese vincitore  giochi le qualificazioni, quindi è chiaro che la NBA dovrebbe essere partecipe (e magari compartecipe agli utili, per evitare forfeit)  a questo cambiamento  epocale che significa  dal 2017 fare spazio per le gare della squadra nazionale durante la regular season a fine novembre e fine febbraio). Ma la NBA non ci sta assolutamente (per ora) a creare una finestra per la World Cup  durante la sua stagione, e quindi  la formazione USA  nelle qualificazioni del 2017 potrebbe essere una selezione di americani  impegnati nei campionati stranieri e di college.  L’ha scritto Yahoo. “Popovich will be expected to miss those. NBA Commissioner Adam Silver said the league will not stop the schedule for the FIBA competitions, so the expectation was that Popovich and NBA players wouldn’t be available”.  Traduzione in sintesi: “Niente Popovich, niente giocatori”. Naturalmente niente anche stranieri, questo significa che gli azzurri Belinelli, Gallinari e Bargnani non potranno essere disponibili per le qualificazioni.
 
 Prima di lasciare la poltrona di commissioner dopo 24 anni, David Stern aveva dichiarato che  la NBA avrebbe ritirato il marchio “Dream Team” e che  da Rio la nazionale sarebbe stata una mista di stelle NBA e del college, ma Colangelo  assicura invece, considerate anche le adesioni  di tutte le grandi  star, compreso Kobe che vorrebbe chiudere in gloria la sua carriera,  che la squadra di Rio sarà la più forte di tutti i tempi. Poi il traghettatore nella nuova realtà sarà Popovich che nel 2017 avrà 68 anni, il più vecchio coach Usa della storia.
 
“Devo ancora riprendermi da questa sorpresa  ma certo mi piace”, ha detto Popovic che si troverà alla sua età  e con qualche problema di salute  a essere contemporaneamente presidente e allenatore del suo club e anche CT. Non è un pò troppo per un coach sanguigno e che ogni tanto deve andare in clinica, e che ama il buon vino europeo di cui è collezionista?
 
“In effetti questa situazione è pesante, c’è molta gente capace fuori di qui, in questo ruolo ci metterò molta modestia, per i risultati meglio riparlarne alla fine”.
 
Fra Popovich e Coach K ci sono molte affinità.  Hanno il sangue e lo spirito di avventura dei paesi del’est e di chi ha servito la divisa dell’aviazione americana, la mitica Usa Air Force padrona dei cieli. E hanno collezionato titoli, per “Pop” le vittorie con gli Spurs del 1999, 2003, 2005, 207 e 2014. Ben 5 titoli anche per Coach K (68 anni) con i Blue Devils (Duke University, 1000 vittorie-250 sconfitte) nel ’91, ’92, 2001, 2010, 2015 ( in un arco di 25 anni) e con la nazionale che ha diretto nell’87 (argento Universiadi a Zagabria)  e ’90 (argento Goodwill Games, Seattle) e dal 2006 fino a Londra  2 Olimpiadi, 2 Mondiali. Oltre a 2 bronzi mondiali, ’90 Argentina e 2006 Giappone. Inoltre l’elezione nella Hall of Fame in attività.
 
A cura di Enrico Campana

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