Danilo Gallinari, indiscussa top star del basket italiano, il primo attorno al quale un club ha costruito un progetto di crescita e risultati, ha superato questa settimana contro i Kings i 1000 punti in stagione. Alla media attuale di 19,7 per gara, potrebbe quindi superare i 1149 del 2012-13 (16,2) e i 1221 di New York 2009-10 (15,1). La sua squadra sta lottando per agganciare in extremis il treno dei playoff, sarà difficile e la colpa sono i troppi. Nel frattempo i molti giovani sono diventati una realtà, il futuro è roseo col lancio di Barton, Harris, Mudiay, il serbo Nikola Jukic sotto la sua ala e il bosniaco Jusuf Nurkic.
A 27 anni Gallinari, protagonista con 16 punti del successo in casa dei Clippers, entra adesso nella maturità, ha forza, esperienza, leadership, per questo è stato trattato al mercato invernale da Boston battuto in ritirata perchè oltre ai 14 milioni per stagione dovrebbe aumentare del 30% il compenso dell’azzurro nel caso di cessione di Denver .
In ogni caso, ritrovata la miglior condizione dopo l’operazione al ginocchio (non proprio perfetta) di due anni fa si è trasformato in un cosiddetto “giocatore franchigia”. Lo dimostrano i 22° posto fra i marcatori, primo del contingente europeo che comprende mostri sacri come i due Gasol, Dirk Nowitzki e Tony Parker e anche le cifre della sesta stagione (2 e mezzo a New York, 4 e qualcosa a Denver). Cifre tutte con la freccina all’insù: nei punti (19,7 contro 14,9 in carriera), assist (2,5 contro 1,9) e rimbalzi (5,3 contro 4,6).
Ha offerto picchi alti e costanti di rendimento, ad esempio la prodezza nel togliere in tuffo la palla dalle mani di Curry costata una delle sole 5 sconfitte ai Warriors e perso a Oakand nel supplementare dopo essere stata avanti la squadra di Malone. Ha anche ritocccato il record dei rimbalzi (18 contro i Lakers ,24 novembre) e dei recuperi (3, 19 febbraio coi Kings), eguagliato quello degli assist (8 New Orleans il 17 novembre). Il record stagionale è di 33 punti contro i Bulls grazie ai 18 rimbalzi, contro quel rabbioso 47 del 10 aprile 2015 con Dallas.
La sua capacità di procurarsi falli usando tecnica, astuzia e il corpo, hanno sviluppato quella che è ormai la sua arma migliore e contribuito a far lievitare la sua media-punti e dal 4,1-4,8 in carriera è passato al 7,2-8,3 che è poco meno del doppio.
Prendendo i primi 30 della NBA vediamo un miglioramento nella quantità e qualità nei tiri liberi: per 16 volte ha tirato oltre 10 liberi (3 a novembre, 2 dicembre, 6 gennaio e 5 febbraio) con l’87,6 % . Per 21 volte ha tenuto il 100 %, compreso il 18/18 coi Bulls. Davanti a lui sono più precisi quattro star: Curry (90,9), Isiah Thomas (80,8) , Durant e Harden (89,3) ed è al 3° posto come numero come numero di liberi tentati-fatti: 7,2-8,3 dietro Harden (9-10,4) e Counsins (7,5-10,3).
A cura di ENRICO CAMPANA