Paul Pierce aveva annunciato il ritiro già prima della scorsa stagione e anche quando c’era solo una piccola idea nella sua testa di ritirarsi da Celtic, Doc Rivers aveva sposato in pieno la causa dicendo: “Faremo di tutto per far ritirare Paul da Celtic, perché è stata una bandiera, una leggenda e un pezzo di storia dei biancoverdi. Di qualsiasi cosa necessiterà noi lo aiuteremo”.
Doc è stato coach di Pierce ai Clippers, ma anche ai Celtics dove hanno vinto l’ultimo titolo della franchigia nel 2008 in una squadra per certi versi irripetibile per talento, abnegazione e volontà in funzione di un obiettivo.
Nella giornata di ieri, tutto questo è diventato realtà chiudendo alla perfezione una splendida storia d’amore che mai potrà essere cancellata nonostante i trasferimenti a Brooklyn o Los Angeles. La sua ultima tripla nella partita del TD Garden quest’anno, concessa sapientemente da Isaiah Thomas rimane uno splendido ricordo e il giusto tributo per un campione, un Hall of Famer e un giocatore che ha dato veramente tutto a una franchigia e al basket in generale baciando anche lo stemma dei biancoverdi al centro del campo prima della partita. Il legame tra The captain and the truth e il popolo biancoverde è quello che si crea non solo tra i campioni e il proprio pubblico, ma anche chi va un passo oltre diventando una vera e propria bandiera.
Così ieri Pierce è tornato da padrone di casa ai Boston Celtics firmando un decadale proprio con la sua squadra al fine di ritirarsi con la maglia biancoverde addosso: “E’ un onore per noi riavere con questa maglia Paul –dice Grousbeck- perché è uno dei migliori Celtic di sempre ed era giusto rendere grazie a una carriera da Hall of Famer chiudendola con questa maglia che gli si è cucita addosso”.
L’emozione per Pierce, nonostante età ed esperienza è comunque palpabile: “E’ un privilegio essere ancora un Celtic, perché la città e l’organizzazione mi hanno reso ciò che sono oggi. Non avrei mai potuto immaginare una conclusione di carriera diversa da questa. Io sono e sarò un Celtic a vita”.
Un’altra bandiera del basket dei primi anni duemila lascia nella malinconia di chi è cresciuto vedendolo dominare le partite
In collaborazione con basketissimo.com