
Con una lettera aperta, anche l'ex Miami saluta l'NBA.
“Ray Out”
Per parafrasare una frae ormai celebre che sancisce la fine di qualcosa, oggi festeggiamo o ci dispiaciamo dell’ufficiale ritiro dall’NBA di Ray Allen.
In realtà è ormai due anni che Ray ha lasciato i campi da gioco e anche se ci sono state più di una voce che lo avrebbero voluto di nuovo in sella a cercare la famigerata “ultima corsa vincente”, non se ne è mai fatto nulla, né ai Warriors né ai Cavs come si diceva.
Oggi Ray ha scritto la ormai consueta “letter to my younger self” in cui comunica tramite il sito The Players tirbune, il proprio ufficiale ritiro dalla NBA.
All’età di 41 anni parla al piccolo Ray di 13 che vive in pellegrinaggio tra vari posti del mondo dovendo sempre dimostrare di essere una brava persona, uno su cui si può fare affidamento e, giocoforza, sempre alla ricerca di nuovi amici e quasi mai integrato nella società.
Ricorda tutte le facce e le voci di chi gli aveva detto che non ce l’avrebbe fatta, che l’NCAA e Connecticut erano solo per uomini veri, che se non aveva mai provato l’alcool, lì sarebbe diventato un ubriaco.
Tutti quelli a cui ha rimandato indietro tutti questi dubbi, arrivando alla corte di Jim Calhoun come uno dei tanti e andandosene dimostrando davvero il perché meritasse di vestire quella maglia.
Ha messo a punto un jumper che veniva definito “god given”, ma lui ha sempre ribadito che l’Altissimo ti può dare tante cose, ma non il jump shot, per quello servono il lavoro e gli allenamenti.
Non è mai mancato né l’impegno, né l’ossessiva ricerca e cura del proprio corpo nella sua carriera NBA.
Tutti lo ricordano e forse lo ricorderanno sempre per quel tiro in gara 6 che, di fatto, ha regalato il titolo 2013 ai Miami Heat, ma la carriera di “He got game” è ben altro che un solo tiro seppur importante.
E’ stato un esempio estremo di professionismo, un talento fisico e tecnico, abbinato a una classe in campo e fuori che pochi si possono permettere, annafiato da un’etica del lavoro seconda a nessuno.
Il momento culmine rimane “the shot”, ma è l’intera carriera e i suoi risultati personali, sportivi e morali a parlare per lui. Non ha bisogno neanche di aprire bocca per descriversi e questa è una peculiarità dei più grandi di questo gioco, cosa che Ray sicuramente è.
In collaborazione con basketissimo.com