L’Arcitaliano si occupa dell’appuntamento della settimana in chiave di costume, che si gioca a Roma, con un esito scontato, e desidera raccontare la snervante vigilia col massimo rispetto per la fondatezza giornalistica della notizie raccolte e ovviamente le persone interessate. Elezioni blindate, sabato mattina, nella capitale: Gianni Petrucci verrà rieletto presidente del basket con almeno l’80 per cento. Forse alcuni club di A non gli perdoneranno il danno del veto alla partecipazione dell’Eurocup. Le dimensioni del possibile risultato sembrano proporzionalmente esagerato rispetto al gradimento della massa critica, non solo quella che commenta sul web i risultati dei quali la responsabilità oggettiva: calo di praticanti, terza olimpiade fallita, quadriennio deludente della squadra azzurra nonostante il ritorno di Ettore Messina assolto perché non conosceva la squadra e gli avversari, 34° posto nel ranking mondiale, due imbarazzanti vicende giudiziarie che non riguardano lui ma ricadono sul movimento e per finire troppo protagonismo, anche se tra il serio e il faceto.
NON PIACE – “In questa squadra sono tutti n.1, compreso il suo presidente”, disse di sè prima degli ultimi europei. Peccato che in social network (che lui detesta come tutte le persone che hanno un’opinione diversa dalla sua rimproverandogli negli ultimi anni di avviarsi a una forma di manicheismo) ogni opinione diversa è la critica di un nemico. Si percepisce e si manifesta anche un palpabile e umano dissenso generale, vedi i recenti fischi di Pesaro. Naturalmene questo al di fuori del triangolo magico (Camere-Foro Italico-Vaticano) dove si decidono da 90 anni le sorti delle Federazioni, del CONI e dello sport italiano. Quindi il sentimento generale e virale non conta un’acca e essendo Petrucci anche nell’agone politico col partito di Casini che l’ha voluto sindaco del Circeo, in una prossima legislatura con o senza Renzi potrebbe tornare al CONI. O magari, anche se nella bagarre attuale vincono i partiti dall’opposizione, dove c’è però qualcuno al Senato che vuole depotenziare il CONI sostenendo che si tratta di un ente che sopravvive a se stesso, si tiene a galla con le medaglie del tiro in virtù di una delega di Governo che risale al Ventennio e non avendo competenze specifiche sul sociale, la scuola, la gestione degli impianti. Per cui teorizza che tutti di questi capitoli deve farsi carico Stato auspicando nel nuovo Governo la nascita di un Ministero dello Sport.
NON PIACE – Nel caso più ristretto del nostro parquet, tanto singolare da essere a volte incedibile sconcertante, per analogie alle Regioni vere, quelle del basket sono diventate velleitarie litigiose e Petrucci per evitare sorprese, ha dovuto trovare un accordo con la Lombardia, con oltre i suoi 600 club definita la balena bianca, che si dovrebbe mangiare i pesciolini. Ma sotto canestro il merito conta niente, e qui sono i pesciolini che tentano di mangiarsi il grande e simpatico mammifero. Quindi la regione che ha fatto la storia del basket italiano come successi, personaggi, forza economica, fiutando l’andazzo clientelare e la superbia di feudi declinanti, è stata sul punto di mettersi di traverso e votare contro, come mi ha confermato a ottobre il presidente lombardo, salvo poi raggiungere un accordo personale in virtù di una vecchia amicizia con Petrucci dai tempi in cui da segretario era diventato presidente. Per non creare polemiche, mi ha precisato che il suo aut aut non era nulla di più che un blocco deciso per impedire altri favoritismi ingiustificati per cariche e nomine, arbitri e commissari e mettere in riga alcune regioni rampanti e invadenti.
PIACE/NON PIACE – Anche se ha compiuto 71 anni e se presidente del basket lo era già prima dei 12 anni al vertice del CONI, non è da escludere affatto che questo non sia l’ultimo mandato dell’inaffondabile funzionario arrivato al CONI in veste di sindacalista e tifoso laziale poi diventato segretario del presidente dell’Europeo e dell’argento olimpico a Mosca. Non certo uno sportman o magnate come fu per era per Pescante e Carraro e che ha tratto vantaggio da un formidabile segretario generale, Lello Pagnozzi che sussurrava ai potenti e conosceva le norme e non cercava la ribalta. Non si sa mai quindi di rivederlo, a Dio piacendo, il Petrucci no-limit fino al 2024, personaggio coinvolto nella complessa partita a scacchi della politica dove il Governo finanzia lo sport con le Finanziarie e le Milleproroghe e gli fa comodo, anche se lui rappresenta una sorta di alfiere, un pezzo che in questo antico e virtuoso gioco può determinare la cosiddetta mossa del cavallo che spesso decide il vincitore.
NON PIACE – Gli ultimi sei mesi del basket sono stati un semestre bianco, anzi più piatto del solito, non perché lo prevedano le norme, ma perché Petrucci quattro anni fa non si è presentato nemmeno con una bozza di programma. Sic et simpliciter ha detto che contava solo la nazionale. Che però non avendo vinto un tubo, se non il mini-girone di qualificazione pre-europeo a tre con Russia e Svizzera dove passavano in due da buon “dottor sottile” per farsi rieleggere ha lavorato di diplomazia e sulla conferma di Messina dimodochè l’attività di tutto il basket è stata paralizzata dai caucus, gruppi di potere che se ne infischiano del “bene comune”, come peraltro è successo anche in America con Trump vincitore pur avendo meno voti della signora Clinton. Tutto il mondo è paese…
PIACE – L’ultimo scoglio, l’ elezione del rappresentante degli allenatori in Consiglio Federale, argomento più corposo, è stato superato nelle ultime ore. Un “Allenatore Formatore” entrerà fra i 12 consiglieri fra i quali è confermatissimo Gaetano Laguardia, paziente Penelope che invece ama il basket, lo conosce ed è rispettoso di tutti le opinioni. Si tratta di Nini Gebbia, un professionista che va in palestra, si rimbocca ogni santo dì le maniche, per cui il buon Zappi dopo un lungo ciclo lascerà l’amata poltrona ma resterà presidente degli allenatori professionisti. Soluzione di buon senso più che machiavellica.
NON PIACE – Da sempre l’elezione dei rappresentanti degli allenatori (e dei giocatori, in questo caso l’ex pluriscudettato Galanda, mi spiace dirlo, in conflitto di interessi come editore di un magazine e direttore marketing di un club di A; sarebbe stato più indicato il presidente della GIBA avvocato Marzoli) in consiglio federale è stata gestita dai comitati. Che però, attenzione, hanno semplicemente approfittato del vuoto creato dagli allenatori e dal loro disinteresse. Gli allenatori dovrebbero capire le loro responsabilità.
PIACE – L’unica volta che si è interrotta tale consuetudine è stata otto anni fa, quando venne eletto in consiglio federale in rappresentanza degli allenatori dilettanti (fino ad allora ce n’erano due, uno per i dilettanti, uno per i professionisti) Bruno Boero, piemontese credibile ed affidabile. Quattro anni fa invece, un gruppo di allenatori comprendente il fior fiore della categoria, si attivò nuovamente puntando su Valerio Bianchini, resosi disponibile, come sempre col suo amore per questo sport, e la progettualità e la forza della comunicazione. Nel frattempo il numero dei consiglieri ridottosi ad uno, prevedeva una sfida fra il Vate e Gianni Zappi. Dopo l’elezione dei delegati il gruppo del rinnovamento resosi però conto che la maggior parte avrebbe seguito le indicazioni dei comitati regionali eleggendo Zappi, decise insieme al Vate di non presentare la sua candidatura, anche per rispetto della categoria degli allenatori: che figura sarebbe stata una sconfitta di Valerio Bianchini!
NON PIACE – Al Vate è purtroppo successa una cosa simile anche questa estate tempo fa e stavolta proprio dal manovratore in persona. Dopo l’autodafè azzurro di Torino, in cerca di consensi Petrucci disse di lui cose carine in una delle solite premiazioni, poi gli prospettò – tramite i giornali amici – un incarico in Federazione, consegnandolo al momento del dunque all’ultimo venuto, il commissario degli arbitri. Cosa serve un comunicatore agli arbitri? Cosa da Pianeta delle Scimmie, chiedere una cosa simile all’unico allenatore italiano che è patrimonio dello sport italiano e internazionale. Che ha vinto due coppe dei Campioni con squadre italiane e il primo a vincere tre scudetti con tre città diverse e avviare il filone aureo che della comunicazione, anche se poi c’è stato un appiattimento. Ma li avete letti i bla-bla sul sito della LBA degli allenatori alla vigilia della partita? E ancor peggio hanno preso a loro volta a delegare i loro assistenti, e si capisce adesso anche il perché dello scadimento anche gioco. Ma a questo depauperamento dell’immagine di un grande allenatore, perchè Malagò è stato zitto? Speriamo che sia lui con la ben nota sensibilità e conoscenza dello sport, a chiamarlo a un incarico consono, e non solo di un posto nella commissione di libri. Lo dico anche che non vorrei mai essere scrutinato da lui,visto che mi accingo a scrivere un libro da titolo “Basket, odissea nell’Ospizio”
NON PIACE – Zappi ha tentato di resistere fino all’ultimo sulla comoda poltrona, ha rivendicato tardivamente il sostegno degli allenatori – raccontano – quando è stato eletto sempre dai comitati e in tanti anni di presidenza all’ USAP e di presenza in Consiglio federale senza mai fatto nulla per informare prima e coinvolgere dopo tutti gli allenatori? Lui ha affermato di avere il sostegno degli allenatori, senza specificare che gli allenatori di cui parla sono gli iscritti (qualche centinaia) a fronte dei circa 15.000 tesserati! . Fra l’altro, gli allenatori di Serie A sono iscritti all’USAP automaticamente (esiste l’obbligo di iscriversi all’unico sindacato, una procedura mai vista e grottesca), quando invece molti allenatori di Legadue hanno rifiutato di iscriversi, per non parlare di tutti gli altri!
PIACE/NON PIACE – Succede che alla fine Mattioli decide di non dare più il posto in “quota allenatori” all’Emilia, ma non la rivendica il posto per la Lombardia seguendo la logica da “muanuale Cencelli” dei colleghi (e accettata di buon grado più che mai da Petrucci). Secondo la quale e secondo l’Ottico di Treviglio, un passionale amante del basket e buon dirigente come ha dimostrato nell’argento olimpico di Atene, è meglio che tutte le regioni, e quindi i comitati, debbano essere rappresentate nel Governo Fip e commissioni varie. In questa logica si capisce l’elezione nelle nuova compagine del presidente del comitato regionale Campania. La regione era ben rappresentato da Del Franco (responsabile del settore agonistico). Mal gliene incolse però l’aver appoggiato il rivale di Fucile, presidente della Campania, e aver detto incautamente che se il suo candidato avesse perso, lui non si sarebbe più candidato come consigliere federale.
PIACE – Ecco che quindi si è liberato un posto per il sud e di conseguenza viene chiesto alla Sicilia (da anni senza un consigliere) di individuare ed indicare una persona da far eleggere, inizialmente in quota società/allenatori/giocatori (uno a scelta fra le tre categorie). In un secondo momento la Campania riesce a recuperare un posto in quota società (che sarà Rossini di Battipaglia, presidente della squadra femminile di A) e di conseguenza, per non venire meno all’impegno con la Sicilia, il voto – una Golden Share – arriva in quota allenatori/giocatori. La Sicilia che sta lavorando molti sui giovani e anche sulla ragazzine del minibasket indica in “quota allenatori” Nini Gebbia che riscuote un consenso generale. Gebbia è il fratello del più noto allenatore di Reggio Calabria ai tempi della A e che lanciò un certo Manu Ginobili nel dopo-Recalcati. Promosso CT il Charly lo chiamò alla Fip affidadogli il progetto delle giovanili azzurre simile a quello di Spagna e Francia che ci ha permesso di tornare competitivi almeno a livello giovanile, come negli anni ’90 quando vincevamo alla base e eravamo avanti di quasi 20 punti con USA nella finale del Mondiale U19 con i Fucka e Frosini di Edmonton, match alla quale ero inviato della Gazzetta.
NON PIACE – In questa campagna elettorale sono successe cose inverosimili, che riesce persino difficile raccontare perchè la gente poi non ci crede. Il sistema funziona così: i comitati più attivi si mettono d’accordo per far eleggere i delegati che vogliono loro (anche molto poco conosciuti) e poi portano gli allenatori a votare per quelli. Il casus belli di questa elezione provoca la riscoperta del meneghino Maifredi Fausto. L’ ex presidente federale commissariato, rientrato alla FIP e premiato quale responsabile del “3 contro 3” un’attività dinamica, per giovani, che a Tokio sarà forse disciplina olimpica, ha fatto presentare e votare come delegato in quota allenatori il figlio che allena una squadra allievi della periferia milanese. Sconosciuto a più, non fosse per il cognome. E Maifredi è il delegato degli allenatori dilettanti risultando il primo eletto di tutta Italia grazie ai 183 voti della Toscana con altri 6 sparsi di altre regioni, ma senza ricevere alcun voto dalla sua Lombardia naturalmente … blindata dai delegati di Mattioli.
NON PIACE – Tutto legale, naturalmente, ma poco conveniente, di cattivo gusto e anche poco sportivo. La Toscana col suo dominus è andato soccorso del suo ex presidente e amico Maifredi dal quale aveva dato anni fa incarichi importante quando aveva la presidenza del Settore Giovanile azzurro e poi come “gran capo” della Fip in seguito gli assegnò un bello stipendio con parecchi zeri.
Adesso aspettiamo di vedere cosa succede. E’ certo che nel mondo dei giganti la realtà va ben oltre all’immaginazione, parasafrasando il grande Pirandello.
PS: questo i tesserati Anno 2014-2015 (Fonte Ufficio Stampa FIP): Atleti 157.842, Atleti 136.69, Atlete 21.152; Società 3.349; Atleti/e Minibasket: 153.666, Centri Minibasket 2.498 Istruttori Minibasket 8.106; Arbitri 6.859 Ufficiali di Campo 3.605; Allenatori 13.925; Dirigenti 17.403.
A cura di Enrico Campana